PALERMO – Stavolta all’anonimo bene informato si aggiungono le parole di un nuovo pentito. Ed è di nuovo allarme allarme il Palazzo di Giustizia di Palermo. Una lettera, associata alle informazioni di una fonte confidenziale, ha annunciato la presenza di armi ed esplosivo nei luoghi frequentati abitualmente da alcuni magistrati. La fonte sostiene addirittura di avere visto le armi con i propri occhi. Il nuovo allarme è stato all’ordine del giorno del comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica. Non vanno sottovalutate alla luce delle parole del pentito messinese Carmelo D’Amico, il quale ha raccontato che i boss rinchiusi nel carcere di Milano Opera, ad aprile scorso, attendevano “il botto”. Sapevano cioè dell’imminente attentato. Il collaboratore di giustizia per la prima volta ha tirato in ballo anche il boss Nino Rotolo, capomafia ergastolano di Pagliarelli.
Nel frattempo sono iniziate le ricerche e le indagini. Per le prime sono utilizzati sofisticati mezzi tecnologici, mentre le seconde si muovono seguendo metodi tradizionali. In tanti sono stati sentiti anche fra i dipendenti di noti circoli e luoghi di ritrovo cittadini per capire se fosse stata rilevata la presenza di personaggi o circostanze sospette.
Nella missiva non si farebbe riferimento a singoli magistrati, ma è inevitabile che l’attenzione degli inquirenti si concentri sulla figura di alcuni pubblici ministeri. In particolare sul Antonino Di Matteo, già bersaglio di minacce più o meno esplicite. Da mesi missive anonime, confidenti e da ultimo il pentito Vito Galatolo annunciano attentati in preparazione contro i magistrati del capoluogo ai quali è garantito un livello di vigilanza mai applicato prima.