Anm: i magistrati, lo scontro con il governo e le proposte

Palermo, congresso dell’Anm: “La magistratura non vuole lo scontro”

I lavori del congresso
La questione della separazione delle carriere
SECONDA GIORNATA
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3 min di lettura

PALERMO – “Viviamo una forma di antagonismo tra poteri dello Stato. Ma la magistratura non vuole lo scontro, piuttosto rivendica il diritto dovere di svolgere la funzione di controllo della legalità nel perimetro tracciato dalla Costituzione”.

Sono le parole con cui il presidente della corte d’appello di Palermo, Matteo Frasca, ha aperto la seconda giornata dei lavori del 36esimo congresso dell’Associazione Nazionale Magistrati in corso al Marina Convention Center di Palermo.

Frasca, presidente Corte di appello di Palermo

“I controlli vengono vissuti troppo spesso come ingerenza nelle attività del Governo, – ha aggiunto – ma i controlli hanno la funzione di garanzia dei cittadini. Si avverte una insofferenza che si coglie anche nelle riforme dei delitti contro la pubblica amministrazione. Non si comprende peraltro che si tratta di reati che ormai vedono sempre più protagonista Cosa nostra”.

“Il consenso popolare non legittima ogni atto di governo e non può rendere lecito un atto contrario alle norme”, ha spiegato prima di toccare un tema da sempre divisivo: “La separazione delle carriere sarebbe inutile e dannosa”.

De Lucia, procuratore di Palermo

Anche il procuratore di Palermo, Maurizio de Lucia, ha affrontato la questione: “Fino a quando non c’è un testo scritto su un’ipotesi di riforma della giustizia non sarà chiaro cosa si vuole fare. Quel che è certo è con i tanti problemi della giustizia non mi pare che la separazione delle carriere sia un tema fondamentale”.

“L’azione dei magistrati – ha aggiunto – continua a essere quella che è, secondo gli strumenti che la legge ci offre e ci consente di operare. I magistrati continuano a essere autonomi e indipendenti rispetto agli altri poteri e fanno il loro lavoro: possono sbagliare e in questo caso esistono i rimedi ma, fino a prova contraria, il loro lavoro è fatto per servire il paese”.

Greco, presidente avvocati Palermo

Il presidente dell’ordine degli avvocati di Palermo, Dario Greco, nel suo intervento ha affrontato il tema della valutazione dei magistrati: “L’eccessivo ricorso a meri criteri aritmetici nella valutazione dei nostri giudici, che mette in primo piano la quantità e non certo la qualità della decisione giudiziaria, snatura il vero fine dell’esercizio della giurisdizione che deve restare sempre quello di fare e dare giustizia”.

Ecco perché, ha aggiunto, “in questo senso, magistrati e avvocati devono condurre una comune battaglia per far sì che le vere riforme non siano più epocali, ma possano garantire il buon funzionamento delle sedi giudiziarie, eliminando le vere ragioni delle inefficienze e restituendo la corretta fiducia nella a tutti coloro che varcano le soglie dei tribunali”.

La prima giornata di ieri, venerdì 10 maggio, si è caratterizzata per la calorosa accoglienza riservata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Sava, procuratore generale di Palermo

Quella alla legge è la sola soggezione a cui i magistrati devono essere tenuti. Il magistrato deve essere e apparire imparziale. Ma la necessaria apparenza di imparzialità non può sopprimere le sue libertà”, ha detto la procuratrice generale di Palermo Lia Sava.

Che ha aggiunto: “I numeri statistiche e gli obiettivi non devono condizionare le decisioni che devono essere ponderate. Il continuo flusso riformatore inficia la certezza del diritto e rende il lavoro del magistrato una sorta di fatica di Sisifo che costringe a rincorrere norme che poi mutano. Così si altera il nostro rapporto col cittadino che non comprende il meccanismo che c’è dietro la nostra fatica quotidiana”.

“Le carriere di giudici e pm – ha concluso Sava – devono restare unite perché il pubblico ministero tragga beneficio dalla linfa della giurisdizione”.

Pinelli, vice presidente del Csm

Bisogna inquadrare, secondo il vicepresidente del Csm Fabio Pinelli che “anche per il pubblico ministero, come per il giudice, la fiducia si ottiene attraverso l’autorevolezza, questa volta però attraverso l’autorevolezza della sua azione. È un’autorevolezza che non si misura sulla ‘vincita’ dei processi, ma sulla percezione che l’azione sia sempre ispirata al principio di uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, sia dunque impregnata del principio d’imparzialità, e non risponda a personali e variabili assiologie e sensibilità del singolo pubblico ministero”.


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