PALERMO – Rimangono in piedi solo le società dei fedelissimi. Le altre? Si vedrà. Il presidente della Regione Rosario Crocetta e l’assessore all’Economia Alessandro Baccei hanno messo a punto il Piano di riordino delle società partecipate. Un piano che, stando alla recente norma nazionale, andava allestito entro il 30 marzo. Il decreto passerà al vaglio della Corte dei conti. Ma sta già suscitando polemiche.
Intanto, il governo ha individuato come società “indispensabili al perseguimento delle proprie finalità istituzionali delle Regione”, solo due aziende. Si tratta di Sicilia e-Servizi guidata da Antonio Ingroia e Riscossione sicilia, il cui presidente è Antonio Fiumefreddo. La prima dovrà occuparsi di tutta l’attività informatica della Regione. Nella legge di stabilità approdata a Palazzo dei Normanni, non a caso, il governo ha previsto la possibilità di “distaccare” alla spa anche il personale regionale. La seconda rappresenta, secondo Crocetta, un vero e proprio “lusso” per la Sicilia. Un “gabelliere di casa nostra”, che però è in gravissime difficoltà economiche. Anche per questo motivo è stato previsto, sempre in Finanziaria, un riconoscimento di 40 milioni di euro utili a colmare il passivo di una società da tempo in “rosso fisso”.
E le altre società? La decisione verrà presa in un secondo momento. Per quelle “non indispensabili al perseguimento delle proprie finalità istituzionali “si procederà a valutare l’opportunità di vendita ed eventualmente le condizioni e la tempistica”. Tra queste società “sospese”, in attesa di una decisione del governo anche la Servizi ausiliari Sicilia (Sas) e la Seus. Aziende che danno lavoro alla stragrande maggioranza del personale delle società partecipate (circa cinquemila lavoratori). Oltre a queste, verrà valutata la vendita di Irfis, Ast, Mercati agro-alimentari, Parco scientifico e tecnologico e Sviluppo Italia Sicilia.
Quest’ultima azienda, però, avrà un trattamento un po’ diverso dalle altre. Nonostante sia in perdita di esercizio prolungata, infatti, la società viene attualmente mantenuta, ma è impegnata a perseguire e ottenere il risultato di bilancio di esercizio in utile o a pareggio. Proprio per questo verrà sottoposta a verifiche trimestrali sui conti. Se anche un solo trimestre si chiudesse in perdita, la società verrebbe immediatamente liquidata. Anche per questo motivo, oggi, i lavori di Sviluppo Italia hanno protestato di fronte all’assessorato all’Economia. I lavoratori, a dire il vero, chiedono anche gli stipendi arretrati: non ricevono una busta paga da sette mesi per colpa, spiegano i sindacati, di una lotta politica che si starebbe combattendo sulla loro pelle. “Denunciamo – dicono i sindacalisti Salvo Patti (Uilca), Girolamo Crivello (Cisl), Gino Ridillo (Cgil), Franco Marino (Ugl), Carmelo Raffa (Fabi) – un ulteriore fallimento dei protagonisti della politica siciliana che aumenta i costi nominando consiglieri di di amministrazione”.
E forti critiche al piano di Crocetta e Baccei arrivano anche dalla Cgil: “Privatizzare società partecipate come la Servizi ausiliari Sicilia (Sas) e la Seus – dichiarano Franco Campagna e Caterina Tusa di Fp Cgil Sicilia – è un grave errore. Davvero non si capisce qual è la strategia dell’assessore regionale Baccei – aggiungono – La Sas è oggi in pareggio e la fusione tra Multiservizi, Biosphera, e Beni Culturali spa ha portato ad un risparmio annuo di 18 milioni. La società assicura servizi a tutti i dipartimenti regionali oltre che ad ospedali, musei e siti archeologici. Stessa cosa per la Seus che anche quest’anno ha chiuso il bilancio in utile”. Ad essere centrae per i due dirigenti sindacali è proprio il ruolo che le due società rivestono in settori nevralgici per la Regione: beni culturali e sanità. “Della Seus – dice Tusa – si discute da anni. All’Ars è stato depositato anche un disegno di legge di iniziativa parlamentare per istituire l’Agenzia unica delle emergenze che crei un raccordo anche con i Pronto soccorso con un’unica regia pubblica”. Secondo il piano avanzato da Baccei delle 34 società partecipate della Regione dovrebbero restare in vita solo Sicilia E-servizi e Riscossione Sicilia che andrebbe potenziata per aumentare gli introiti fiscali. “Ci chiediamo – dice Campagna – se potenziare Riscossione Sicilia significhi anche fare nuove assunzioni in totale deregulation, così com’è avvenuto con Sicilia E-servizi”.
Per il resto, il Piano prevede anche la dismissione delle quote di una serie di società: si tratta della tanto discussa Sicilia patrimonio immobiliare, l’Airgest (gestisce l’aeroporto di Trapani), Italkali (anche in questo caso l’iter di vendita delle quote della Regione è stato oggetto di critiche e accuse), Mediterranea Holding, Società degli Interporti, Siciliacque, Distretto tecnologico Sicilia, Distretto Sicilia agrobiopesca, Consorzio Navtec Scarl. Andranno avanti, invece, le liquidazioni di Inforac, Quarit, Sicilia & Innovazione, Sicilia e Ricerca, Multiservizi, Biosphera, Lavoro Sicilia, Terme di Sciacca, Terme di Acireale e Siace. La liquidazione di quest’ultima società iniziò nel 1985. E non si è ancora conclusa.