PALERMO – Tempo scaduto per il boss dell’Acquasanta: sono finiti i sei mesi per rivelare tutto quello che sa. Nelle ultime dichiarazioni una raffica di accuse: gli investimenti delle cosche a Palermo, gli assetti del potere in provincia, i nomi di chi doveva morire per mano mafiosa. Il nuovo numero di “S”, in edicola nei prossimi giorni ma già disponibile online, pubblica integralmente le ultime rivelazioni del boss: dall’attentato a Di Matteo ai dubbi dei clan sull’autenticità della lettera di Matteo Messina Denaro, dagli investimenti dei clan agli scenari che si aprono a Partinico, gli articoli di Riccardo Lo Verso su Galatolo – uno speciale di venti pagine – passano in rassegna il recente passato e il presente di Cosa nostra.
I verbali del boss dell’Acquasanta raccontano ad esempio i segreti finanziari delle famiglie mafiose palermitane. Le sue ricostruzioni sono ancora piene di omissis, ma svelano già la forza economica dei clan mafiosi. Emerge una certezza: i boss hanno fatto soldi a palate. Soldi che bastano per chissà quante future generazioni. Soldi che sono finiti in diversi affari e che, in un caso, il clan dell’Acquasanta avrebbe “investito” anche nell’acquisto del tritolo per l’attentato a Nino Di Matteo. Ma Galatolo, che ricostruisce la lettera attribuita a Messina Denaro, svela anche i sospetti dei boss sull’autenticità di quell’ordine. C’è spazio però anche per molto altro: gli scarcerati che secondo il pentito avrebbe mandato in fibrillazione le cosche, i delitti mancati, persino i retroscena della vita carceraria. Per uno spaccato che fotografa la situazione di Cosa nostra dal punto di vista del collaboratore di giustizia e ne rivela le strategie aggiornate a sei mesi fa.