PALERMO – Gli uomini del pizzo si sono fatti sotto con il più classico dei repertori di Cosa nostra. L’altro ieri i proprietari del pub “Forme d’Arte Isola di Cibo e Cultura”, in via Patania, a due passi da piazza Olivella, hanno trovato la saracinesca bloccata con l’attak.
L’episodio è stato denunciato senza esitazione alcuna ai carabinieri. Nessun preavviso, nessun avvertimento, nessuna invito, più o meno esplicito, a mettersi a posto. La colla è il primo segnale che, secondo gli investigatori, porta dritto agli uomini del racket.
Nonostante gli arresti nella zona del centro storico di Palermo c’è qualcuno che manda avanti la macchina del pizzo. Pochi giorni fa, per la seconda volta in pochi mesi, il titolare del pub “I Candelai”, nell’omonima via, ha trovato l’attak nei lucchetti. Il primo giugno due teste di capretto erano state abbandonate in via del Celso, nel cuore della vecchia Palermo, di fronte Palazzo Galletti dove l’imprenditore Giuseppe Di Giovanna, ex presidente dell’Associazione dei costruttori palermitani, realizzerà un ostello universitario. Ci sarebbe, dunque, qualcuno ancora in libertà con il carisma necessario per prendere in mano le redini del mandamento, seguendo la logica della continuità che rappresenta la forza di Cosa nostra.
“Forme d’Arte Isola di Cibo e Cultura” più che un pub è un bistrot letterario, inaugurato lo scorso ottobre, che prova a candidarsi, come recita lo slogan, “a luogo dove nutrire la mente e il cuore con la musica, l’arte, la cultura”. Uno slogan che rispecchia la serenità dei titolari: “Noi continuiamo a fare la nostra parte. Né più, né meno di ogni giorno e con la stessa tranquillità di sempre”. L’assessore regionale Nino Caleca è il primo ad esprimere solidarietà: “Sono vicino ai titolari dei pub, se ora Cosa Nostra attacca anche la cultura è indispensabile che la risposta dell’intellighenzia siciliana sia netta e chiara. La rivolta delle coscienze si faccia sentire”.