PALERMO – La metà dei siti culturali siciliani non fa pagare un biglietto d’ingresso. Mentre il governo regionale ha dovuto cercare affannosamente, nell’ultima “manovrina finanziaria” i soldi per garantire gli straordinari per il lavoro notturno e durante i festivi. E la Sicilia, terra di turismo e bellezze architettoniche, si ritrova sempre lì: con visitatori e incassi ben al di sotto del Lazio, della Campania e della Toscana. “Dati insoddisfacenti”, ammette il governo regionale.
Nonostante qualche miglioramento, insomma, l’Isola arranca. I dati sono raccolti nell’ultimo Documento di programmazione economico e finanziaria che sarà la base di partenza per la prossima manovra. “A fronte di un vasto patrimonio restituito alla fruizione, – annota l’esecutivo regionale nel Dpef – le performance complessive, misurate in termini di visitatori ed entrate, sono ancora insoddisfacenti”. E in effetti i dati, soprattutto se confrontati a quelli delle altre Regioni non invitano all’entusiasmo.
“Nel 2014 – si legge sempre nel Dpef – il movimento dei visitatori registrato nei 60 siti siciliani dotati di biglietteria ha quasi toccato 4 milioni (3.983.123 unità). L’incremento dei visitatori nel triennio 2012-2014 è stato del 7,6%”. Un segno “più” che non deve ingannare. Visto che, in realtà, in Sicilia la crescita è stata inferiore a quella del resto d’Italia, “dove il numero dei visitatori – spiega il governo nel documento – è cresciuto del 9,5%”. Sono invece in crescita gli incassi. La Valle dei Templi ad Agrigento è il sito che assicura i maggiori incassi (quasi 4 milioni l’anno), seguito dal Teatro antico di Taormina (che vanta il maggior numero di visitatori nel 2014, cioè quasi 700 mila) e dall’Area archeologica Neapolis di Siracusa (oltre 500 mila visite e quasi 3,5 milioni di incassi). Trend in crescita, dicevamo. Nonostante un’anomalia tutta siciliana.
Il governo, non a caso, fa riferimento ai “60 siti siciliani dotati di biglietteria”. Ma ovviamente i musei e i siti archeologici siciliani sono molti di più: 121 per l’esattezza. La metà di questi, però, non ha una biglietteria. Non ha, cioè, la possibilità di mettere “a reddito” le bellezze conservate in quei luoghi. In provincia di Agrigento, ad esempio, ben 12 musei e zone archeologiche sui 16 complessivi della Provincia non hanno un servizio di biglietteria. Stesso discorso in provincia di Caltanissetta (su 12, 8 non hanno quel servizio), mentre più rosea è la situazione a Enna o a Siracusa.
Ma perché queste bellezze culturali non prevedono un biglietto all’ingresso? La spiegazione del governo regionale, nel Dpef, è un po’ vaga: “Il motivo – si legge – va ricercato nel fatto che molti dei siti sprovvisti di biglietteria presentano caratteristiche strutturali e logistiche tali da non rendere, al momento, effettivamente remunerativa e organizzativamente praticabile l’attivazione di un servizio di sbigliettamento”. Per farla breve, i turisti a preferire quei siti sarebbero così pochi da non giustificare, economicamente, il costo di quel servizio. Ma c’è anche un’altra verità. Perché in realtà alcune aziende private si erano offerte di garantire quelle attività. Anzi, era stato il governo regionale – quello di Raffaele Lombardo, per l’esattezza – a bandire una mega-gara destinata appunto ai “servizi aggiuntivi” nei musei e nelle aree archeologiche della Sicilia. Gare bloccate dal presidente della Regione Rosario Crocetta. Una scelta definita “illegittima” persino dalla Corte costituzionale.
Erano i giorni caldissimi dello “scandalo” Novamusa, la società accusata di essersi intascata, per anni, una parte degli incassi dei siti culturali spettanti alla Regione. A dire il vero, il titolare di quell’azienda, Gaetano Mercadante, continuerà a partecipare ai bandi anche in società con Lorenzo Zichichi, il figlio dello scienziato Antonino, allora assessore proprio ai Beni culturali.
Un caso, farà intendere successivamente Crocetta, che spingerà il governatore ad allontanare dalla giunta Zichichi. La moralizzazione non doveva guardare in faccia nessuno, insomma. Per questo il presidente, dopo il rinvio a giudizio per il titolare di Novamusa, ha dichiarato guerra ai privati. A tutti. Utilizzando una norma voluta dal governo e approvata dall’Ars, infatti, ha bloccato una sfilza di progetti milionari e già in fase di aggiudicazione per la gestione di musei e parchi. Quella revoca, però, come detto, verrà considerata illegittima perché la norma alla base di quella decisione verrà giudicata incostituzionale dalla Consulta. Nel frattempo, i siti sono rimasti sprovvisti di quei servizi utili ai turisti (dai bookshop ai bar al trasporto, fino, appunto, allo sbigliettamento) che Crocetta aveva persino pensato di affidare ai Pip e ai precari siciliani. E sulla Regione adesso incombe anche una richiesta risarcitoria milionaria di queste società costrette per lunghi mesi a star ferme.
Di sicuro c’è che musei e siti, compresi quelli senza biglietteria, in passato sono rimasti persino chiusi durante i giorni festivi e le ore serali. Disfunzioni denunciati da turisti e operatori. Un trend in parte invertito nella prima parte del 2015. E che il governo punta a confermare. Proprio per questo, in occasione dell’ultima finanziaria, la Regione ha stanziato 800 mila euro, con la manovrina finanziaria, per garantire gli straordinari dei custodi e degli addetti ai siti. Un tentativo per far recuperare qualche posizione all’Isola che dovrebbe fare delle proprie bellezze archeologiche e monumentali uno dei principali fattori di crescita. Come spiega lo stesso governo nel Dpef: “La valorizzazione del patrimonio” è, secondo l’esecutivo “insoddisfacente nei valori totali dei due indicatori (visitatori ed entrate)”. E il motivo dell’insoddisfazione va ricercato nel confronto con le altre Regioni. I visitatori nell’Isola, come detto, nel 2014 sono stati quasi 4 milioni.
In questa “classifica” la Sicilia è dietro (e questo è un dato prevedibile) al Lazio che ha registrato 10,3 milioni di visitatori, ma anche alla Toscana (6,5 milioni) e alla Campania (5,4 milioni). Numeri confermati anche sul piano degli introiti: il Lazio incassa oltre 58 milioni in un anno, la Campania più di 31 milioni e la Toscana oltre 25 milioni. Nell’Isola gli incassi annui sono di circa 19 milioni di euro. Un terzo del Lazio, poco più della metà di quelli della Campania. Dati insoddisfacenti, secondo il governo Crocetta. Per un’Isola che dovrebbe campare anche, se non soprattutto, grazie alle proprie bellezze.