Il caso Genovese e i partiti taxi | In 21 all'Ars hanno saltato il fosso - Live Sicilia

Il caso Genovese e i partiti taxi | In 21 all’Ars hanno saltato il fosso

Pioggia di critiche contro l'ex segretario del Pd e il cognato deputato che hanno deciso di passare a Forza Italia. Ma si tratta solo dell'ultimo caso. Un quarto dei parlamentari ha sostenuto in campagna elettorale un governatore per poi appoggiarne un altro a Sala d'Ercole. Ecco le loro storie.

La politica dei voltagabbana
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PALERMO – Francantonio Genovese è di nuovo al centro di uno scandalo. Dopo le vicende sulla Formazione professionale che lo hanno portato agli arresti, adesso le accuse sono un misto di politica e morale. L’ex segretario del Pd, passato a Forza Italia portando con sé il deputato regionale (e cognato) Franco Rinaldi, è un “saltafosso”.

Una decisione scandalosa, appunto. Stando anche ad alcune voci ad esempio del suo ex partito, il Pd. Eppure, solo per restare dentro le dorate sale di Palazzo dei Normanni, a usare i partiti come fossero dei taxi sono stati in ventuno. Quasi un quarto dei deputati del parlamento più antico d’Europa. E in quella cifra non abbiamo conteggiato chi ha semplicemente cambiato partito o forza politica, pur restando nella stessa “coalizione” che lo aveva portato a Sala d’Ercole. Anche perché, oggi, esclusa la quasi totalità dei grillini (anche loro “vantano” un prestigioso voltagabbana), si fa fatica a trovare un gruppo parlamentare rimasto più o meno intatto rispetto all’elezione di tre anni fa. A cominciare dal Pd, dove sono giunti deputati provenienti da ogni direzione.

Eppure oggi a meritare la lettera scarlatta dell’incoerenza sembra solo Francantonio Genovese. E quel Franco Rinaldi che ne è rappresentante politico-familiare in parlamento. Un deputato, quest’ultimo, rimasto nel Pd per mesi (sebbene rivestendo quasi il ruolo di ‘indipendente’ tra i democratici) nonostante gli attacchi seguiti a un rinvio a giudizio sempre per le vicende della Formazione professionale. Quanto bastava per guadagnarsi le accuse non solo delle opposizioni (Movimento cinque stelle soprattutto), ma anche e soprattutto del governatore Crocetta, al quale Rinaldi riservò una delle rarissime repliche durante una seduta d’Aula: “Non capisco – disse – perché Crocetta ce l’abbia con me. In fondo, io ho solo contribuito alla sua elezione”. E su questo c’è poco da dire, visto che Rinaldi è il deputato eletto col massimo dei voti tra le fila del Pd. Voti che andranno altrove, adesso. A Forza Italia, probabilmente. Uno scandalo. Certamente. Se solo non ci trovassimo, appunto, nell’era dei partiti-taxi. Su cui sono saliti in tanti, abbandonando spesso il candidato presidente sconfitto e salendo sulla vettura del vincitore.

E proprio il commissario di Forza Italia Gianfranco Micciché ne sa qualcosa. Il suo movimento Grande Sud, ad esempio, ha portato all’Ars l’ex assessore di Lombardo Michele Cimino e persino un attuale assessore di Crocetta: Luisa Lantieri, titolare da poche settimane della Funzione pubblica. Entrambi quindi hanno lasciato il più berlusconiano degli autonomisti per passare col governatore della rivoluzione. Ma non solo. Con Grande Sud sono stati eletti anche Edy Tamajo, finito tra i “Cardinale boys”, e Riccardo Savona. Quest’ultimo a dire il vero merita un discorso a parte. Perché il primo taxi fu preso proprio per passare in maggioranza, anche lui nei Drs fondati dall’ex ministro. Quindi, dopo una “scomunica” pubblica di Crocetta, nuovo taxi per tornare nel centrodestra. In Forza Italia. Dove, ironia della politica, ha ritrovato Micciché, il “suo” candidato alla presidenza della Regione. In campagna elettorale, a dire il vero, l’attuale commissario degli azzurri era “ufficialmente” sostenuto anche dall’Mpa di Lombardo. Un partito che porterà all’Ars l’attuale capogruppo di Sicilia Futura Beppe Picciolo (nel movimento quindi che si presenta come ‘satellite’ del Pd di Renzi), il deputato trapanese Giovanni Lo Sciuto (finito nell’Ncd di Alfano) e anche Pino Federico che però ha lasciato gli autonomisti per restare comunque all’opposizione, cioè nel Pdl.

Sono scesi dallo storico e una volta affollatissimo taxi del cuffarismo, invece, l’agrigentino Totò Cascio e la catanese Valeria Sudano. Il primo finito in Sicilia futura; la seconda approdata nel Pd con la benedizione del renziano Faraone in occasione della Leopolda sicula. Hanno invece abbandonato il taxi di Nello Musumeci per appoggiare addirittura il più lontano dei candidati avversari (Crocetta, appunto) i deputati Pippo Currenti (passato a Sicilia democratica), Salvatore Lo Giudice (oggi in Sicilia Futura) e Paolo Ruggirello (finito al Pd via Articolo 4). Persino i grillini hanno il loro saltafosso. Antonio Venturino ha lasciato il Movimento cinque stelle una volta ottenuto l’elezione a vicepresidente dell’Ars. Da quel momento, la scoperta della passione “socialista” che lo ha portato nel gruppo ibrido insieme ai deputati del Megafono.

Insomma, la sindrome del voltagabbana non risparmia nessuna forza politica. Anzi, in qualche caso è una pratica “di gruppo”. Eletti col Pdl a sostegno di Musumeci, infatti, dopo la scissione con Berlusconi i deputati del Nuovo centrodestra hanno vissuto a lungo in un limbo. Un giorno firmavano mozioni di sfiducia contro Crocetta, il giorno dopo garantivano al governatore il numero legale durante la Finanziaria. Fino all’ingresso nel governo sotto le mentite spoglie di un tecnico, Carlo Vermiglio, assai vicino al deputato messinese Nino Germanà. Uno degli alfaniani ad aver finito per abbracciare – nonostante qualche grottesca smentita – il destino di Crocetta. Insieme a lui ecco l’ex presidente dell’Ars Francesco Cascio, il capogruppo catanese Nino D’Asero (braccio operativo all’Ars del sottosegretario Giuseppe Castiglione), l’ex presidente della provincia di Agrigento Enzo Fontana (che definì “solenne” il momento dell’insediamento del Crocetta quater), l’ex assessore provinciale (con Giovanni Avanti presidente) Pietro Alongi e il presidente della commissione bilancio Vincenzo Vinciullo. Tutti dall’opposizione alla maggioranza. Mentre “contromano” giungeva Rinaldi (con la benedizione di Genovese). Non l’unico caso, a dire il vero, di deputato che lascia il taxi dei vincitori. Anche Edy Bandiera, parlamentare siracusano ha fatto lo stesso: eletto con l’Udc ha deciso di passare al Pdl. Offrendo generosamente anche il suo cognome al lungo elenco dei “cambiabandiera” dell’Ars.


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