PALERMO – “Non ho fatto estorsioni, i mafiosi li ho sempre denunciati e adesso sono imputati con me in questo processo”. Davanti all’aula del Palazzo di giustizia di Palermo Piano Maniaci ribadisce la sua linea difensiva nel giorno in cui inizia l’udienza preliminare del processo che lo vede imputato.
Secondo i pubblici ministeri Francesco Del Bene e Roberto Tartaglia, il giornalista avrebbe estorto soldi ai sindaci di Borgetto e Partinico. In cambio del denaro il direttore di Telejato avrebbe smesso di mandare in onda servizi sulle due amministrazioni comunali. Normali pagamenti di spazi pubblicitari: così si è sempre difeso Maniaci, sostenendo di non avere “mai abbassato la guardia, la prova è nei mie telegiornali”.
Nel percorso che lo conduce in aula Maniaci è seguito da cameraman e cronisti. “È inconcepibile che Maniaci sia a giudizio assieme ai mafiosi”, attacca l’avvocato Antonio Ingroia, che difende l’imputato assieme al collega Bartolomeo Parrino. L’ex pubblico ministero della procura di Palermo si trova a pochi metri di distanza, stavolta da “avversario”, dai pm con cui ha seguito il processo sulla cosiddetta Trattativa Stato-mafia e ai quali, per il caso Maniaci, non ha risparmiato critiche.
Il sindaco di Borgetto si è costituito parte civile contro il giornalista. Il centro Pio La Torre, Confesercenti e Confcommercio si sono costituite solo contro i mafiosi arrestati dai carabinieri.
Pronti, via e il giudice Gabriella Natale è costretta subito a rinviare il processo al 27 febbraio per un difetto di notifica a un imputato.