Alfano vuol dire privilegio. Niente di illegale, qui si accenna soltanto a cose di solito negate ai comuni mortali e alla doverosa sobrietà di un ruolo pubblico che sembra contraddetta dalla perentorietà di certe cronache.
Per esempio, oggi ‘Repubblica’ scrive: “Su e giù per i cieli di mezzo mondo, lungo itinerari che quasi una volta su due lo portano nella sua Sicilia. Tutto con i voli di Stato. Ad Angelino Alfano spetta di diritto il titolo di frequent flyer istituzionale: è in cima alla classifica dei ministri che si servono dell’aereo blu. Da agosto a oggi il ministro degli Esteri si è imbarcato 68 volte sugli aerei messi a disposizione dalla presidenza del Consiglio. Nessuno come lui”.
Per cosa Angelino avrebbe usato quei passaggi pagati da tutti noi? ‘Repubblica’ risponde: “Alfano batte tutti: per 27 volte su 68 ha utilizzato l'”aereo blu” per tornare nell’isola del cuore. In otto occasioni ciò è accaduto in periodi che, a leggere agenzie, giornali e siti web, non comprendono impegni pubblici. Puntate a casa in tempo di vacanza, come quella fra il 22 e il 24 agosto, ritagliata fra il Meeting di Rimini e la visita ai terremotati di Arquata, o fra il 26 e il 30 dello stesso mese. Oppure, ancora, quella fra il 30 settembre e il 1° ottobre, arrivo a Trapani e ripartenza da Catania e il 1° novembre, festività di Ognissanti (Roma-Catania). Il ministro dell’Interno è di nuovo in Sicilia nei primi giorni dell’anno, fra il 2 e il 4 gennaio (Roma-Catania e ritorno) e a cavallo dell’Epifania (Roma-Trapani e Palermo-Roma). Alfano sbarca a Trapani e rientra nella capitale da Palermo anche nella domenica del referendum istituzionale e nei giorni della crisi di governo: il 7 dicembre scappa a Trapani dopo la direzione Ncd e fa ritorno a Roma il 10 per le consultazioni al Quirinale”.
E ancora: “Sono una destinazione frequente, gli aeroporti dell’Isola, anche per impegni che non sono istituzionali ma politici: il 4 settembre Alfano è su un volo di Stato da Napoli per Catania, per parlare alla festa dell’Unità. Il record a ottobre, quando torna sette volte in Sicilia: il 10 è nella sua città natale Agrigento (dopo essere atterrato a Palermo) per presentare con l’amico sindaco Calogero Firetto una campagna di scavi nella Valle dei Templi. Il 28 ottobre ancora a Palermo per inaugurare con Mattarella il percorso Unesco ma anche, nei giorni successivi, per parlare in due convegni sul referendum istituzionale, a Catania e Palermo, organizzati da Ncd. Perché alla sua famiglia politica Alfano tiene molto. E non manca di presenziare a Palermo, sempre dopo aver volato su mezzi di Stato, ai funerali della madre della sottosegretaria Simona Vicari (20 gennaio) e alla festa per i 110 anni della clinica palermitana della moglie del deputato Dore Misuraca (24 febbraio). Alfano più volte, negli ultimi tempi, è finito al centro di polemiche per l’utilizzo degli “aerei blu”. Va considerato che un anno e mezzo fa il Viminale segnalò per lui il “livello di protezione 1” che rendeva necessari spostamenti sicuri dell’allora ministro dell’Interno. Rimane il primato di viaggi “blindati”, a spese dello Stato, tra Roma e la sua casa in Sicilia”.
Ora, mettiamoci nei panni di un siciliano medio che, per andare alle feste, la benzina nella macchina se la paga da solo e per intera. Questo siciliano medio è un pensionato che campa il figlio disoccupato e conta i giorni che lo separano dalla fine con un’angoscia supplementare: chi penserà al suo ragazzo di cinquant’anni, senza lavoro e senza prospettive? Oppure è una donna con i capelli bianchi che non può sposarsi. O, chissà, è un capofamiglia che ha già tagliato la pay tv, la pizza il sabato sera, i croccantini del gatto, i weekend al mare. E non sa più dove sbattere la testa per tirare avanti.
Ecco, immaginiamo tutte queste persone riunificate nel frullatore della stessa rabbia attizzata dal digiuno e dallo spettacolo di feste danzanti all’ultimo piano del palazzo, mentre nei sottoscala si soffre, si lotta fra ticket in farmacia e spese al supermercato, quando soccorrono gli sconti. Come si sentiranno, leggendo che Angelino, più di una volta, ha solcato l’azzurro sulle loro teste, facendo ‘ciao ciao’ con la manina, anche in occasioni – parrebbe – strettamente personali a spese della collettività che fa sempre un nuovo buco nella cintura?
Cosa penseranno, sommando alle cronache più recenti il resto: il fratello del ministro, Alessandro, assunto alle Poste col mega stipendio, altri familiari che spuntano come il prezzemolo nell’insalatiera degli incarichi più prestigiosi? Tutte cose lecite, tutte coincidenze fortuite, non è il caso di essere malevoli, ma che compongono la suggestione di una casta di platino – non c’è solo Alfano, infatti – e di storie familiari costruite intorno al potere, per il potere, con l’appoggio del potere. Tragedie di esclusi, favole di di miracolati.
Un potere che non è servizio, ma privilegio. Una casta che vola nell’alto dei cieli – parrebbe alla modica cifra di circa dodicimila euro all’ora, tutto compreso – in prima classe, con i suoi affari, con i suoi brindisi e con le sue clientele, senza preoccuparsi di chi è rimasto impigliato a terra.