Crocetta, contrattacco a Faraone: | "Daviduccio, il problema sei tu" - Live Sicilia

Crocetta, contrattacco a Faraone: | “Daviduccio, il problema sei tu”

Il presidente della Regione all'assalto del sottosegretario. Con una pesantissima nota.

La polemica
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PALERMORosario Crocetta incrocia ancora una volta le lame col sottosegretario Davide Faraone. E rivela il segreto che tutti conoscevano bene: il problema non è Baccei, ma il capocorrente dei renziani. Lasciando intendere che la divergenza con l’assessore all’Economia, dopo le risposte di Baccei, è più o meno rientrata.

“Quando uscì la finta intercettazione su Tutino pubblicata da l’Espresso, fu proprio Faraone alle 8 e 30 del mattino a lanciare la prima nota di massacro nei miei confronti, chiedendo le mie dimissioni e a seguire ovviamente tutti, avendo dato Faraone una rappresentazione falsa di quei fatti. Faraone non mi ha mai chiesto scusa per quella grave e diffamatoria nota, neppure in privato. Anche quando la Procura di Palermo, quel giorno stesso, e via via tutte le procure Antimafia siciliane, hanno smentito categoricamente l’esistenza di quella intercettazione. E non lo ha fatto neppure quando la Procura ha indagato per calunnia i giornalisti che avevano pubblicato la falsa notizia. Faraone ha, dunque, una singolare visione della giustizia e della verità, anche quando ci sono stati fatti che lo hanno riguardato personalmente, non sicuramente lievi, che io non ho mai commentato.

“Voglio dire a Faraone – continua Crocetta – che è inutile buttarla in politica, quella che io descrivo non è una vicenda politica ma è la richiesta di un chiarimento pubblico, che non può avvenire dentro le segrete stanze poiché le linee che noi scegliamo per gli appalti devono servire a proteggere le piccole e medie imprese e l’occupazione in Sicilia, contrastando le politiche di monopolio sugli appalti e sugli acquisti in Italia, che oggi vedono coinvolta una stazione appaltante dello Stato come la Consip, che io ho sempre denunciato. Voglio dire a Faraone che il problema non è Baccei, ma lui stesso. Con Baccei c’è sempre stato un confronto, anche con linee diverse. Il tema è che Faraone si è inserito pesantemente dentro la linea del governo regionale presente, imponendosi ai suoi uomini. E questo non è consentito. Faraone ha fatto finta, in questi anni, di non essere al governo, ma ha esercitato una illegittima ingerenza sui suoi assessori, cosa che non è accettabile soprattutto quando ogni giorno ha chiesto le dimissioni del presidente e le elezioni anticipate, facendo finta di fare opposizione. Un giano bifronte che si avvale delle leve del potere per nominare consulenti, gabinettisti, dare incarichi di sottogoverno, senza assumersi alcuna responsabilità delle scelte di governo. Un gioco chiaro a tutti i siciliani e che tutti i siciliani gli contestano. Non faccia il difensore di Baccei. La partita tra me e Baccei è amministrativa e non politica e verrà chiarita in autonomia con l’assessore. Ho apprezzato oggi che l’assessore ha revocato quegli incarichi, è un segno importante. Solo che io questo chiarimento lo voglio portare fino in fondo e voglio capire se gli assessori sono gli assessori del presidente e delle linee con cui abbiamo chiesto il consenso agli elettori siciliani, oppure di un bugiardo che continua a far finta di non stare nel governo e lo attacca, mentre sua area ha diversi assessori in giunta. Faraone è un finto, che continua a predicare l’uscita dal governo e ci sta dentro godendosi solo benefici e scaricando a me tutti i problemi gravissimi che ho trovato in Regione, causati da decenni di mala politica, che lui non attacca, anzi, le strizza l’occhiolino ipotizzando alleanze. Non la butti in politica, non c’entra nulla. Baccei è un mio assessore, lo lasci lavorare e non gli proponga Consip nazionali e gli faccia fare il suo lavoro in libertà, senza proporgli consulenze o incarichi. Anche perché molti dei siciliani che vengono proposti a Baccei, non sono noti all’assessore. Faraone avrebbe dovuto fare da filtro, proteggendolo, e non l’ha fatto. D’ora in poi non si occupi del governo, faccia il sottosegretario tenendo presente che la Regione è autonoma e non accetta cappelli da Roma”.

“Non voglio che la Sicilia – conclude Crocetta – venga svenduta alla politica romana e agli interessi del nord. Sei miliardi di gare che vengono aggiudicate al nord sono il 6% di Pil sottratto alla Sicilia, e questo viene pagato da imprese e disoccupati siciliani. Faraone vuole che facciamo come Roma ci chiede. Io faccio e farò quello che i siciliani mi chiedono, per prima cosa non avere nulla a che fare con un sottosegretario che ha causato una tragedia inaudita già nel mondo della scuola e che oggi potrebbe provare a ritardare l’approvazione del piano di rete, che può sbloccare i concorsi in sanità. Ripeto, non ci sono dibattiti nel chiuso delle stanze. Con Baccei il dibattito è pubblico, perché quei consulenti sono stati pubblicati sul sito della Regione, e quindi sono nomi di dominio pubblico. Con il dialogo si chiarirà tutto. Ma tu, Daviduccio, lascialo in pace e fallo lavorare”.

Crocetta ribatte così alle ultime dichiarazioni pubbliche del sottosegretario che per l’ennesima volta ha ricordato che lui avrebbe preferito mandare a casa anzi tempo Crocetta, parlando di legislatura “morta e rottamata” e attaccando il governatore senza nominarlo: “Non voglio dire avevo ragione io – ha detto l’esponente del Pd dell’area ‘renziana’ – ormai è il passato, amen. Si è deciso di andare avanti e allora il governo nazionale ha lavorato, con Baccei e con le forze più responsabili, per risanare il bilancio della Regione, per stabilizzare i precari, per programmare gli investimenti con il patto per la Sicilia e per le aree metropolitane, per la rete ospedaliera territoriale”.

“C’è chi ama lavorare, chi ama fare provvedimenti concreti e chi ama invece passare pomeriggi all’Arena di Giletti o intere giornate a costruire dossier fasulli nei confronti di avversari politici ed alleati. Buttare fango su persone perbene”, ha detto tra l’altro Faraone. Ora la controreplica di Crocetta con tanto di “Daviduccio”. E già di Consip quasi non si parla più.


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