"L'acchiappò da dietro e lo pugnalò" | Storia di una famiglia diabolica - Live Sicilia

“L’acchiappò da dietro e lo pugnalò” | Storia di una famiglia diabolica

Le microspie svelano due omicidi commessi nel 1992 e nel 2007.

IN PROVINCIA DI PALERMO
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PALERMO – “T’annu fori iddi…”, diceva la donna intercettata dai carabinieri. Tre fratelli, una sorella e un nipote sono stati arrestati per due omicidi strappati all’oblio.

È il quadro di una famiglia diabolica quella che emergerebbe dalle indagini che avrebbero fatto luce su due cold case. Due delitti avvenuti a Palazzo Adriano e Prizzi nel 1992 e nel 2007.

Giuseppe Filippello stava rientrando a casa. Gli spararono un colpo di fucile al centro del petto. Aveva 45 anni. In manette sono finiti i fratelli Salvatore e Vincenzo Di Pisa, di 56 e 54 anni. Ventitré anni dopo, nel 2015, la prima svolta. Scoppiarono dei dissapori tra i Di Pisa. E mentre alcuni componenti del nucleo familiare si trovavano in caserma la sorella Rosalia lanciò una pesantissima accusa al fratello: “Io un sugnu n’assassina, a Filippello tu lo isti ad ammazzare”.

Una delle ipotesi della prima indagine che a nulla approdò era che l’omicidio rientrasse nella guerra fra pascoli. La vittima era subentrata nella gestione di un terreno a un uomo considerato vicino ad alcuni esponenti della cosca mafiosa locale.

Quando nel marzo scorso un altro testimone ricevette la convocazione in Procura aveva chiara la sua strategia: “Io negherò tutto”. Rosalia Di Pisa senza sapere di essere intercettata aggiungeva. “… a quello l’ha fatto girare e gli ha sparato… il bello è che il motivo lo avevano… due giorni prima era successo quello che era successo… più di una volta lo avevano minacciato a quello”. Filippello invece di farsi da parte avrebbe reagito bruciando, due giorni prima del delitto, undici automobili dei fratelli Vincenzo e Salvatore Di Pisa, titolari di una concessionaria.

Indagando su questo delitto i carabinieri ne avrebbe svelato un altro, commesso nel 2007. La notte del 16 settembre di nove anni fa Vito Damiano, 84 anni, venne ucciso a coltellate nel suo casolare di campagna. Le indagini si chiusero con un nulla di fatto. Si ipotizzò una rapina – la casa era stata messa a soqquadro – finita in tragedia. Caso chiuso, senza colpevoli. Scartata anche l’ipotesi che il delitto fosse dovuto ai contrasti fra l’anziano e la sua badante, Antonina Giovanna Di Pisa. Da ieri la donna, 64 anni, sorella di Salvatore e Vincenzo, è stata arrestata assieme al figlio Calogero Marretta, 48 anni.

“Povero do zu Vito l’assasinaroo – diceva Rosalia Di Pisa – idda e u figlio l’acchiappava per i capelli o figlio d’arrè… o pugnalava”. Madre e figlio furono convocati in caserma. Alla donna era stato bere un bicchiere d’acqua. Il figlio era molto preoccupato. Temeva che avessero prelevato il Dna. “E si chisti pigliano un Dna – diceva – e ci arrisulta? Tannu ci trovaro nna l’ugna”. Si riferiva a possibili resti di materiale organico rimasto nelle unghia della vittima che cercò di difendersi. La madre lo confortava: “Ma nun penso… penso che sì’iddu avissero truvato cosa, a quant’ave, n’avissuru vinuto a pigghiari”. Per i militari coordinati dal pm Guido Schininà si tratta di una confessisone. Da qui la misura cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari Michele Guarnotta.


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