PALERMO – Annullata l’ordinanza di custodia cautelare. Il Tribunale del Riesame scarcera tre dei tredici arrestati del blitz antidroga del 12 ottobre scorso. Si tratta di Pasquale Testa, Giacinto Tutino e Giuseppe Giallombardo. In realtà l’annullamento riguarda anche Nicolò Testa che, però, è in carcere nell’ambito di un’altra inchiesta che lo piazza alla guida della cosca di Bagheria.
È passata la linea difensiva degli avvocati Salvo Priola, Antonino Pagano e Maria Angela Spadafora che hanno fornito una diversa valutazione delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Andrea Militello e Pasquale Di Salvo.
Secondo l’accusa, Testa padre e il suo braccio destro, Carmelo D’Amico, sarebbero entrati in affari con Salvatore Drago Ferrante, volto noto nel mondo della droga, procacciatore all’ingrosso di cocaina. Sarebbe stato lui a mettere a disposizione i suoi contatti argentini. Una volta giunta a Palermo la droga veniva affidata ad una squadra di cui facevano parte anche Andrea Militello e Pasquale Di Salvo. Le indagini sono una costola del blitz Reset del 2015. È l’anno in cui furono sequestrati cinque chili di cocaina in aeroporto a Buenos Aires e arrestato il corriere Francesco Garifo.
La cocaina avrebbe dovuto essere trasportata da un corriere, fare tappa a Parigi con scalo ad Amsterdam, per poi essere prelevata dai siciliani e trasportata “via terra” a Palermo. Un altro chilo di cocaina, invece, sarebbe giunto a destinazione e smerciato dalla rete palermitana di pusher guidata da Pasquale Testa, figlio di Nicolò, e Salvatore Rotolo. Anche il presunto ruolo di testa figlio, però, è caduto davanti al Riesame.