PALERMO – Certo non ci poteva essere momento peggiore per l’arresto di Salvino Caputo che svela un’indagine che coinvolge lo stato maggiore della Lega in Sicilia. Di indagini stiamo parlando, ed è bene ricordarlo subito. E quindi di ipotesi accusatorie tutte da dimostrare a carico di innocenti fino a prova contraria (che non hanno ancora avuto modo di difendersi). Ma questo funziona per chi mastica garantismo. Un po’ meno dalle parti dei moralizzatori dell’honestah, quelli dal pavloviano riflesso di richiesta di dimissioni alla prima intercettazione antipatica. E proprio a una manciata di ore dall’apertura di Luigi Di Maio che si dice disposto a fare il governo con la Lega, ecco che la Lega finisce, proprio in Sicilia, invischiata nella ragnatela delle cronache giudiziarie. E guarda caso, per una vicenda di presunto voto di scambio riguardante le elezioni regionali, quelle perse dai 5 Stelle contro la coalizione di centrodestra di cui la Lega faceva parte.
Il cortocircuito siciliano sta tutto nella nota inviata alle redazioni dal deputato regionale del M5S Luigi Sunseri e dalla consigliera comunale del M5S a Termini Imerese Maria Terranova. “Non ci stupirebbe se da qui a fine legislatura, sempre che il Governo Musumeci riesca a restare a galla nei prossimi anni, finissero in galera altri ‘impresentabili’, inseriti nella black list dei candidati alle scorse regionali. A cinque mesi dalle elezioni, la Procura di Termini Imerese ha notificato una misura cautelare a un altro ‘ras’ della politica siciliana: Salvino Caputo e al fratello Mario, e iscritto nel registro degli indagati l’assessore comunale alla Cultura di Termini Imerese e il presidente della commissione consiliare Bilancio, eletto nelle fila della maggioranza che sostiene il sindaco Francesco Giunta”.
Da Termini l’onda della vicenda dei fratelli Caputo arriverà fino a Roma? I dolori della giovane Lega siciliana, che ha collezionato in pochi mesi una serie di grane giudiziarie, potranno avere ripercussioni nell’annusarsi reciproco tra Matteo Salvini e il giovane leader del partito dell’onestà Gigi Di Maio? Probabilmente no, se prevarrà la dimensione periferica dei fatti in questione e se gli stessi si esauriranno in una resa dei conti in salsa termitana, come pare di capire dal sopracitato comunicato. Eppure le accuse dei pm di Termini, tutte da dimostrare, riguardano proprio quel presunto sistema di malcostume politico che i 5 Stelle si propongono di smantellare.
Salvini ha voluto subito chiarire la questione parlando con i suoi luogotenenti siciliani finiti nell’indagine (Pagano e Attaguile), ha raccontato Repubblica, che parla della possibilità di un commissariamento del partito. Il sospetto che il Carroccio per diventare partito nazionale si sia da subito adeguato ai vecchi e deprecabili metodi di costruzione del consenso al Sud è un’ombra che di certo Salvini vorrà spazzare al più presto. Tanto più nei giorni delle consultazioni al Quirinale. E tanto più considerato il distinguo del potenziale alleato a 5 Stelle che non vuole saperne di Forza Italia proprio sulla base di valutazioni legate più alle cronache giudiziarie che alla politica. E le prime dichiarazioni pubbliche di un dirigente leghista, il capogruppo alla Camera Giancarlo Giorgetti che si è detto “deluso e amareggiato” e che ha parlato di “errori di cui far tesoro per non ripeterli in futuro”, lasciano presagire la possibilità che il Carroccio possa essere tentato di scaricare i suoi big siciliani.