SIRACUSA – Il tribunale di Siracusa ha condannato a 2 anni e 8 mesi di reclusione Francesco De Carolis, 44 anni, accusato di tentativo di violenza privata aggravata dal metodo mafioso nei confronti del giornalista Paolo Borrometi. De Carolis aveva inviato un file audio al giornalista minacciandolo anche di morte se avesse continuato a occuparsi del fratello Luciano, ritenuto dai magistrati della Dda personaggio di rilievo del clan siracusano “Bottaro-Attanasio”, già condannato con sentenza passata in giudicato per omicidio, mafia, estorsioni e droga.
Borrometi nel giornale online LaSpia.it aveva scritto una serie di articoli su Luciano De Carolis. Prima di riunirsi in camera di consiglio i giudici avevano ascoltato la testimonianza dell’imputato, difeso dagli avvocati Sebastiano Troia e Matilde Lipari, che aveva ammesso i fatti dichiarandosi pentito. Il pm Alessandro La Rosa aveva chiesto la condanna a tre anni e 2 mesi di reclusione.
“E’ una sentenza storica: una condanna nei confronti di una persona che minaccia un giornalista, aggravata dal metodo mafioso. Io sono veramente felice”, ha detto il giornalista Paolo Borrometi. “Un ringraziamento alle forze dell’ordine e alla magistratura che sin dal giorno della mia denuncia si sono messi al lavoro per scongiurare il peggio nelle intenzioni di De Carolis. E’ una liberazione – aggiunge – Io non sono un superuomo, ho tanta paura. Spero che a Siracusa, dove in pochissimi denunciano, comprendano che denunciare conviene. E poi per la prima volta il Tribunale di Siracusa, sposando la tesi della Procura e le mie paure, ha confermato che quelle minacce sono state fatte in nome e per conto del fratello, reggente fino a qualche giorno fa del clan Bottaro Attanasio di Siracusa”.
“La sentenza emessa oggi dal Tribunale di Siracusa contro Francesco De Carolis, autore delle gravi minacce nei confronti del giornalista Paolo Borrometi, è un segnale chiaro ed inequivocabile a tutela del giornalismo”. Lo dice Giuseppe Antoci Responsabile Legalità del Partito Democratico. “L’impegno contro la mafia di Paolo Borrometi – aggiunge Antoci – deve essere sostenuto senza indugi. Tutti coloro che pensano di intimidire o minacciare i giornalisti, solo perché essi raccontano le mafie o fanno inchieste su di esse, devono sapere che lo Stato in tutte le sue forme, non ultimo l’impegno dei suoi cittadini, sarà sempre e con determinazione a loro fianco. A Borrometi – conclude Antoci – auguro di continuare il suo lavoro d’inchiesta con la forza e il coraggio che lo ha sempre contraddistinto”.