PALERMO – L’ergastolo stavolta è davvero definitivo. Nino Madonia fece uccidere Sebastiano Bosio. Il medico fu assassinato il 6 novembre del 1981 davanti al suo studio di via Simone Cuccia, a Palermo.
I supremi giudici si sono pronunciati di nuovo dopo che i difensori dell’imputato avevano sollevato la questione della mancata notifica della convocazione per il precedente processo dello scorso luglio. La Corte aveva sospeso la condanna, ma ora ha rigettato il ricorso straordinario dei difensori di Madonia e revocato la sospensione.
Sul movente dell’agguato i pentiti hanno fornito diverse versioni: dalle vendetta per l’intervento chirurgico mal riuscito a cui si era sottoposto un mafioso ai mancati favori concessi ai boss, al rifiuto della vittima, primario del reparto di Chirurgia vascolare dell’ospedale Civico, a chiudere un occhio davanti ad appalti truccati.
Secondo Francesco Marino Mannoia, “Pietro Fascella, uomo d’onore della mia famiglia (Santa Maria di Gesù, ndr) ferito a un piede, era stato curato grossolanamente dal Bosio. Il piede andò in cancrena”; anche “Vittorio Mangano era stato operato da Bosio alle gambe per problemi circolatori e si lamentava per le cure ricevute”.
Ecco la versione di Francesco Di Carlo: “Bosio si era accanito a operare un certo Pietro o Pino Fascella che era stato colpito da un proiettile a un piede, e gli fu amputato. Secondo i mafiosi non c’era bisogno di amputarglielo, il dottore lo avrebbe fatto perché era contro Cosa nostra”. Francesco Onorato aggiunse sostanzialmente che “Bosio non era un medico a disposizione di Cosa nostra”. A me lo disse Salvatore Micalizzi, al bar Singapore – aveva detto -. A ucciderlo fu Nino Madonia. Infatti Micalizzi mi disse: u dutture si futtio u dutture (il dottore ha ucciso il dottore). Perché Nino Madonia veniva chiamato il dottore per la sua cultura”.
Il processo a Madonia era iniziato nel 2011 e la prova principale era la perizia dei carabinieri del Ris sui proiettili utilizzati dai sicari. L’arma che fu usata per uccidere Bosio, una calibro 38, era la stessa che sette mesi dopo, il 5 giugno 1982, fu utilizzata per uccidere due meccanici della borgata palermitana Passo di Rigano, Francesco Chiazzese e Giuseppe Dominici. Per quel duplice omicidio, Madonia è stato condannato.
La moglie e le figlie di Bosio si erano costituiti parte civile con l’assistenza degli avvocati Roberta Pezzano, Fausto Amato e Carmelo Miceli. Parte civile anche l’ordine dei medici, rappresentato dall’avvocato Mauro Torti.