Lampedusa, accogliente e leghista | Ma quanta ipocrisia sui migranti - Live Sicilia

Lampedusa, accogliente e leghista | Ma quanta ipocrisia sui migranti

Un voto che sorprende. Scatta la reprimenda dei benpensanti. Ma forse ci sono altre ragioni.

La polemica
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Ma come sono cattivi questi lampedusani. Ma come? – si insiste nella reprimenda – l’intera Italia premia Pietro Bartolo, l’eroe dei migranti, il medico-bandiera che ha riunificato la sinistra sotto il suo sorriso da pescatore e i suoi concittadini che si inventano? Danno il voto a Matteo Salvini e alla Lega. Scriteriati. Irresponsabili. Inaffidabili. Ed è un corposo fiorire, da quasi una settimana ormai, di stupore sui social, perché quando certi spiriti eletti fanno oooooh non c’è bocca che rimanga silente nella pronuncia di un’adunanza di vocali convocate apposta per esprimere sdegno.

E hanno ragione, oibò. Come si permettono questi lanciatori di reti in mare che diradano, con un tratto di matita, l’immaginario costruito apposta per l’industria della commozione. Lampedusa dell’accoglienza a ogni costo. Lampedusa della solidarietà in ogni caso. Lampedusa chiamata a redimerci, a mondarci dai peccati inflitti da quel Padano e dal governo giallo-verde tutto… Lampedusa, il pretesto per girare film e scrivere libri. Cinema e letteratura che avvince. E nessuno la sfiori con l’ombra di un dubbio. Ma forse, svestendosi dal paradosso fin qui rivestito con i panni del sarcasmo, e abbandonando i miraggi al loro destino, qualcosa di più nitido apparirà.

In premessa: Pietro Bartolo è un galantuomo, uno che ha messo le mani nelle ferite a vivo, perciò abita in un luogo diverso dalla cinematografica gentilezza di coloro che praticano la fiction dell’amore universale, mentre sono al calduccio. Il dottore Bartolo sa di cosa parla, avendolo vissuto.

E ancora: tra i polemisti della ‘pacchia’ e i sostenitori dell’accoglienza vinceranno immancabilmente i secondi nel cuore di chi è rimasto, ostinatamente, umano ed è giusto che sia così.

Ma quanto è ipocrita la predicazione di chi abbraccia il dolore soltanto per interposta persona. E costruisce edificanti epistole morali, tanto non costa nulla. E giudica con il sopracciglio alzato chi non si uniforma, chi pone qualche critica in calce al Grande Libro dell’Etica perché si permette di obiettare: d’accordo, accogliamoli tutti… Ma chi ci pensa alla salvaguardia del complesso equilibro tra chi arriva perché spera e chi spera mentre è già sulla terraferma?

Le migrazioni sono marchingegni fragili, attraversate da delicatissimi respiri, da contaminazioni non facili tra i diritti di chi si sposta e quelli di chi risiede. Dovrebbe essere la politica a mescolare la maionese, scongiurando l’impazzimento. Dovrebbe essere la famosissima società civile ad affermare il principio sacrosanto, indicando, insieme, le strade che lo realizzeranno.

Povera Lampedusa, invece, comoda metafora e aspro campo di battaglia ideologico dei tanti che, lavandosene le mani, pretendono che sia la sceneggiatura di se stessa. Un set. Un salotto. Una santità irrevocabile per i peccati di tutti. Eppure, laggiù ci sono persone, disagi, speranze, cose concrete da affrontare. Questa semplice e scandalosa verità, forse (anche), hanno voluto ricordarci i lampedusani con il loro voto.


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