“O siamo d’accordo a realizzare i punti del nostro programma o non si va avanti”. Luigi Di Maio ‘gela’ i potenziali alleati del Partito democratico dopo l’incontro con Giuseppe Conte. Di Maio ha consegnato al presidente del Consiglio incaricato una lista di punti programmatici considerati imprescindibili; il programma M5s ne prevede venti. Così, nel secondo giorno di consultazioni tra Conte e i partiti, la possibile formazione del governo ‘giallorosso’ fa qualche passo indietro.
“Siamo convinti che il presidente Conte saprà realizzare la migliore sintesi possibile – ha aggiunto il ‘capo politico’ del Movimento cinque stelle -. Noi crediamo che per costruire le basi di un governo solido serva gettare delle basi come queste altrimenti non sarà mai né un governo solido, né duraturo”. Poi il riferimento alla Lega: “Siamo stati al governo 14 mesi, poi qualcuno ha deciso di far cadere tutto sprecando un’occasione storica”. Insieme a Di Maio, Conte ha ricevuto il capigruppo dei Cinquestelle alla Camera e al Senato, Francesco D’Uva e Stefano Patuanelli.
“Sconcerto”: questo lo stato d’animo filtrato dai piani alti del Nazareno, dove il segretario del Pd Nicola Zingaretti è tornato dopo le consultazioni. “Stop ultimatum o non si va da nessuna parte”, ha tuonato l’ex governatore del Lazio su Twitter. I vertici dem sarebbero rimasti fortemente urtati dal diktat di Di Maio, che sull’osservanza dei venti punti del programma ha aggiunto: “Se verranno accolti bene, altrimenti meglio andare al voto e, aggiungo, anche presto”.
Circa un’ora prima della ‘batosta’ di Di Maio, il discorso di Zingaretti al termine dell’incontro con Conte lasciava trasparire apertura e volontà di dialogo: insieme al capogruppo alla Camera Graziano Delrio e al vice capogruppo al Senato Dario Stefàno, il segretario aveva elencato a Conte le priorità individuate dal Pd per il futuro governo, temi come il taglio delle tasse ai lavoratori e l’aumento della spesa per l’istruzione (con particolare attenzione alla formazione dei figli in famiglie con reddito medio-basso).
Prevedibili gli esiti dei colloqui con le delegazioni di Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia, che non sosterranno il nuovo governo. La risposta di Matteo Salvini (assente all’incontro con Conte) e Giorgia Meloni è invece ‘sul campo’: il leader del Carroccio annuncia manifestazioni in piazza a settembre, la guida di Fdi intende scendere in strada subito.
Alla fine di questa seconda giornata di consultazioni, Giuseppe Conte non ha rilasciato dichiarazioni. Nessuna informazione, dunque, né su come sono andati gli incontri con i partiti né sulla data in cui intende recarsi dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella per sciogliere la sua riserva, e quindi comunicargli se intende accettare o meno l’incarico.