Ilardo, i capimafia di Catania |chiamati a deporre nel processo - Live Sicilia

Ilardo, i capimafia di Catania |chiamati a deporre nel processo

Vincenzo Aiello, boss dei Santapaola, e Orazio Privitera, testa di serie dei Cappello sono due dei testi citati dalla Corte d'Assise per la prossima udienza.

il delitto dell'infiltrato Oriente
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CATANIA – Entro febbraio 2017 si potrebbe chiudere il primo capitolo processuale dell’omicidio di Gino Ilardo, freddato una sera di maggio di 20 anni fa. La Corte d’Assise, presieduta da Rosa Anna Castagnola (che ha sostituito Rosario Cuteri, ormai in Corte d’Appello), ha fissato delle scadenze per poter far concludere il procedimento che vede imputati Giuseppe Madonia, Vincenzo Santapaola, Maurizio Zuccaro e Benedetto Cocimano, nel ruolo di presunti mandanti e organizzatori del delitto dell’infiltrato Oriente. Intanto la prossima udienza potrebbe essere quella conclusiva per la fase istruttoria dibattimentale.

In quella fase saranno ascoltati, salvo rinuncia, i due imputati Giuseppe Madonia e Maurizio Zuccaro. Vincenzo Santapaola ha rinunciato, così come Benedetto Cocimano che ha deciso di non sottoporsi all’esame. Inoltre sono stati citati – dopo l’accoglimento della richiesta della difesa da parte della Corte d’Assise – alcuni dei massimi vertici della mafia catanese, alcuni detenuti al 41 bis, come Marcello D’Agata, Vincenzo Aiello, Santo Battaglia, Orazio Privitera, Sebastiano Mascali e Alfio Aiello. I nomi erano venuti fuori dall’esame di alcuni collaboratori di giustizia che li avevano citati su alcuni dettagli (conosciuti de relato) relativi al movente e all’esecuzione dell’omicido di Gino Ilardo. Acquisita agli atti del processo una consistente mole di documentazione.

Inoltre la Corte d’Assise ha disposto “l’accertamento della detenzione nel carcere di Bicocca di GIuseppe Madonia negli anni 1995 e 1996 e l’eventuale possibilità o meno di incontro con altri detenuti sia all’interno dell’istituto che in occasione delle traduzioni presso uffici giudiziari per la celebrazione dei processi”. Questo al fine di verificare la possibile ricostruzione dell’accusa in merito alle possibilità di incontro di Madonia durante il processo Orsa Maggiore, che si è celebrato in quegli anni. Rispetto, invece, al famoso pacco di biscotti contenenti l’ordine di uccidere Ilardo che Vincenzo Santapaola avrebbe fatto arrivare a Santo La Causa (ex reggente mafioso e oggi collaboratore di giustizia condannato per il delitto Ilardo) la Corte ha chiesto ulteriori accertamenti sui detenuti Giuseppe Ercolano, Antonio Motta e Vincenzo Santapaola. Entrano nel processo, inoltre, anche i brogliacci delle intercettazioni di Luigi Ilardo captate durante le prime indagini sull’omicidio dell’avvocato Serafino Famà. L’infiltrato Oriente sarebbe stato uno dei primi sospettati dell’assassinio del penalista.

Luigi Ilardo prima della sua uccisione era stato un confidente: le sue rivelazioni erano gestite dal colonnello del Ros, Michele Riccio. Prima di essere ucciso in via Quintino Sella vi era stata una riunione a Roma, con i vertici delle procure di Caltanissetta e Palermo Giancarlo Caselli, Teresa Principato e Giovanni Tinebra. Ilardo era ad un passo dal diventare collaboratore di giustizia. Per la giudice Marina Rizza, che ha firmato l’ordinanza, questo avrebbe provocato “un accelerazione” al piano criminale di eliminare il cugino di Giuseppe Madonia, capo della famiglia di Cosa nostra nissena.

Salvo sorprese, dunque, tra due udienze potrebbe iniziare la requisitoria del pm Pasquale Pacifico e poi dare spazio alle arringhe dei difensori.


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