CATANIA. Secondo i riscontri ottenuti dagli investigatori della Dia, il 53enne Giuseppe Pellegrino (attualmente in carcere) sarebbe a capo del gruppo mafioso dei “fratelli Pellegrino”. Avrebbe impartito ai suoi congiunti istruzioni chiare ed inequivocabili quali quelle di favorire l’inserimento del figlio nel settore imprenditoriale delle onoranze funebri. Avvalendosi, però, della sua appartenenza all’organizzazione criminale di Cosa Nostra sfruttando quelle alleanze rafforzate nel corso della detenzione in carcere con il gruppo catanese della famiglia D’Emanuele facente parte del clan Santapaola. Sempre secondo la ricostruzione condotta nel corso degli anni dagli inquirenti, Giuseppe Pellegrino assieme ai fratelli Giovanni (ucciso nel ’90), Nicola e Domenico, avrebbe portato avanti una vera e propria faida nella zona sud di Messina, contrapponendosi alla famiglia dei Vitale: da qui sono scaturite nel corso di decenni, omicidi e lupare bianche.
Più di recente, la Dia, attraverso le informazioni intercettate allo stesso Pellegrino, ha ricucito alcuni passaggi essenziali legati ai rapporti con i D’Emanuele. In una conversazione captata, Pellegrino spiega al figlio che nella sua ascesa imprenditoriale nel campo delle onoranze funebri sarebbe stato agevolato dalla famiglia mafiosa catanese dei D’Emanuele che nel territorio di appartenenza esercitano il monopolio: “…e ti fai l’agenzia delle pompe funebri. Vai a Catania da D’Emanuele, ora gli sta arrivando l’ambasciata”, spiega. E ancora: “…il padre è in galera e sta scontando un omicidio, ha 70 anni e siamo in contatto, però non ci conosciamo personalmente, però nella stanza con me c’è suo nipote e pi siamo stati sempre amici con questi…diciamo lo zio Natale, che di quelli là a Catania, comunque questi sono i più grossi che ci sono quasi in tutta la Sicilia”. Per la cronaca, Natale D’Emanuele è cugino di Benedetto Santapaola e di Giuseppe Ercolano.
Un’amicizia che lo stesso Pellegrino ribadiva al figlio e che avrebbe spianato la strada: “Se parti ti saltano di sopra e non devi dare spazio a nessuno. Noi abbiamo le porte aperte. Loro le hanno chiuse. Quelli sono infami e sbirri e le porte il sottoscritto le ha aperte dove va va. […] Non si deve permettere nessuno di andare dalla famiglia a prenderti il lavoro. E la prendo, prendi e gli rompi le corna, hai capito? Appena tu parti, c’è il mio nome e sanno che sei mio figlio, ti faccio vedere il lavoro come ti viene. A questi te li metti tutti da parte”. Il resto, sono fatti recenti con il Tribunale che su proposta della Dia ha disposto il sequestro di tutti i beni nella disponibilità di Giuseppe Pellegrino per un totale di 5 milioni di euro.