CATANIA – Mercatone uno: lavoratori in sit-in. Si sono dati appuntamento in Prefettura i dipendenti del punti vendita di Misterbianco che rischiano di perdere il posto di lavoro dopo tre anni di contratto di solidarietà. Questo sembra l’epilogo di una vertenza di respiro nazionale che parte con un concordato preventivo e prosegue con l’ipotesi di chiudere trentaquattro negozi. Tra questi ci sono due dei tre punti vendita isolani: gli stabilimenti di Carini e Catania. Quest’ultimo in particolare è quello che rischia di più anche in termini di ricollocazione.
Se parte dei dipendenti del punto vendita di Carini, infatti, potrebbero venire “assorbiti” dal negozio palermitano, lo stesso scenario è difficilmente ipotizzabile per il centro di Misterbianco. “La nostra realtà non può permettersi di perdere altri posti di lavoro: parliamo di novantanove lavoratori”, spiega Marilena Russo, esponente della segreteria Filcams Cgil, prova a fare il punto sulla vertenza nel giorno dello sciopero unitario delle tre sigle confederali a livello nazionale.
Un numero destinato a crescere se si tiene conto dell’indotto. “Siamo seriamente preoccupati: le aziende chiudono e i lavoratori ne pagano le conseguenze” prosegue la sindacalista. Gli occhi sono tutti puntati al Ministero dello Sviluppo Economico, dove è in corso un tavolo al quale non saranno presenti i vertici aziendali che hanno convocato contestualmente un Cda straordinario. Un fatto che crea molta incertezza tra i lavoratori in presidio già colti di sorpresa, un paio di settimane fa, dalla svendita al 70% che ha coinvolto lo stabilimento.
Sulla scorta dell’ultimo campanello d’allarme, i dipendenti, in assemblea permanente da una decina di giorni, fanno sapere che presto sciopereranno davanti ai cancelli del punto vendita di Misterbianco. L’obiettivo è di non fare spegnere i riflettori sulla vicenda. Un primo risultato stamane è arrivato: una delegazione è stata ricevuta negli uffici della Prefettura per ottenere un tavolo di concertazione sulla vertenza. Insomma, la protesta va avanti.