PALERMO – Alla conferenza stampa di oggi dovevano essere insieme. Come lo erano stati alla convention di qualche settimana fa, al San Paolo Palace Hotel, dove avevano lanciato la “Rivoluzione Siciliana”. Cateno De Luca però non si è presentato e Vittorio Sgarbi ha parlato da solo di fronte ai giornalisti a palazzo dei Normanni. E si è tirato indietro: “Non sosterrò più Cateno De Luca, a meno che non sia diponibile a seguire Musumeci”. Perché? “A che mi serve arrivare al 5 per cento? Per continuare a sgovernare? La rivoluzione non si può fare da soli” sostiene Sgarbi.
Secondo il critico d’arte, Musumeci è l’unica “persona seria” in questo “centrodestra desertico che non vuole cambiare niente”. Ma De Luca al candidato de La destra, Pid, Noi Sud e dei berlusconiani non è andato giù: “Musumeci – ha detto Sgarbi – ha storto il naso di fronte a De Luca perché è rinviato a giudizio, ma non ha senso perché anche Berlusconi è rinviato a giudizio”. E col Cavaliere Sgarbi ci si sarebbe visto fino a ieri: “Sono stato a parlare ore con lui. Berlusconi è d’accordo con me – dice ai giornalisti – non è possibile discriminare Cateno De Luca per questo”.
L’ex sindaco di Salemi lancia l’invito, anzi, un “doppio invito” a De Luca e Musumeci a correre insieme per le elezioni del prossimo 28 ottobre. E attacca Crocetta, che, a suo dire, ha continuato a utilizzare la parola “rivoluzione” nel suo slogan. Ne ha anche per Raffaele Lombardo e Gianfranco Miccichè, con il suo “sogno”, “che saranno l’ago della bilancia. In caso di vittoria del centrodestra potranno dire di riunirsi ai ‘vecchi amici’ mentre in caso di vittoria del centrosinistra potranno invece mettersi insieme ai ‘nuovi amici'”.
Eppure Sgarbi, per il leader di Sicilia Vera, aveva già preparato gli slogan: “Non fare la capra, vota Rivoluzione Siciliana” recita l’immagine che Sgarbi mostra ai giornalisti dal suo telefono. Ma, nonostante l’impegno profuso, Sgarbi ha deciso: lascerà la Sicilia, “un luogo privo di governo e civiltà politica”. E conclude: “Se i voti indirizzati a me andassero a De Luca, e non a Musumeci, non me lo perdonerei. Quelle preferenze potrebbero essere decisive”.