”Sul concorso esterno all’associazione mafiosa c’e’ una giurisprudenza oscillante, ci sono valutazioni contrastanti. Sarebbe necessario un intervento del legislatore”. Lo ha detto il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, a margine di un seminario a Palermo in memoria del prefetto Roberto Sorge, rispondendo ai giornalisti che gli hanno chiesto un commento sulla sentenza di assoluzione in appello dell’ex deputato di FI Giovanni Mercandante che in primo grado era stato condannato per concorso esterno alla mafia. ”Aspettiamo di leggere le motivazioni della sentenza – ha aggiunto Grasso – Comunque la scelte di perseguire un fatto acclarato possono essere piu’ produttive”.
Per il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, occorre ”un maggiore intervento degli ordini professionali” sugli indagati per mafia perche’ ”troppo spesso aspettano la sentenza definitiva per intervenire sugli iscritti”. Accade cosi’ che ”a Palermo – ha detto Grasso, a margine di un seminario su colletti bianchi e mafia – un professionista che collabora con la giustizia viene sospeso, per chi e’ imputato invece si aspetta la sentenza definitiva”. ”Questa disparita’ di trattamento ha portato in passato a spaccature come nell’ordine degli ingegneri – ha aggiunto – Anche sotto questo profilo ci vogliono maggiori regole di deontologia professionale come ad esempio negli Stati Uniti dove gli ordini hanno la forza che gli consente di espellere chi non ha comportamenti adeguati”.
Il presidente della Commissione nazionale antimafia, Beppe Pisanu, che ha denunciato la violazione del Codice di autodisciplina da parte dei partiti per le candidature delle ultime amministrative ”sta andando nella giusta direzione – ha detto ancora Grasso – Bisogna adottare preventivamente delle soluzioni per evitare che coloro che sono già considerati nell’ambiente con contatti cosiddetti ‘indecenti’ vengano candidati alle elezioni, locali o nazionali che siano – ha aggiunto Grasso – Indubbiamente in passato si e’ visto che il codice deontologico sottoscritto dai vari partiti non sempre ha prodotto gli effetti sperati”.
Per Grasso ”bisognerebbe trovare una legge che impedisca l’accesso alle candidature a chi ha determinate pendenze, pur nella presunzione di innocenza che prevale; ma sarebbe opportuno aspettare che la situazione personale del candidato venga risolta, ovviamente sarebbe importante che la magistratura agisse nel minore tempo possibile”.
”La vera forza della mafia e’ in quelle relazioni esterne che consentono a un boss mafioso di andare ad acquistare una società in Lussemburgo, un pacchetto azionario alle Cayman o milioni di metri cubi di gas in Ucraina. Tutto questo può avvenire perché il boss ha dei ‘consulenti’ che gli fanno fare delle scelte di mercato tali da giustificare un interventi fruttuoso. Cosi’ come – ha aggiunto – i mafiosi non potrebbero appropriarsi degli appalti pubblici senza una pletora di commercialisti, architetti, ingegneri o funzionari pubblici che fanno come le tre scimmiette: non sentono, non vedono, non parlano”. Per Grasso ”questa e’ una realta’ che ancora non si riesce a debellare”.