Nello scandalo posti letto che ha travolto l’ospedale Civico di Palermo la prima testa a saltare è quella del primario del pronto soccorso, Michelangelo Pecorella. Il direttore dell’area di emergenza ha infatti rassegnato le dimissioni ieri, con una lettera consegnata ai vertici aziendali. L’incarico è stato momentaneamente affidato a Vito Sparacino, responsabile del reparto di nefrologia e direttore del centro regionale trapianti.
“Sono sereno e ho deciso di fare un passo indietro perché questo potrebbe aiutare a stemperare il clima di tensione che da troppo tempo si respira in reparto – si legge nella missiva indirizzata al dirigente generale del Civico Dario Allegra – Non ritengo di essere perfetto e probabilmente anch’io come direttore dell’area di emergenza avrò commesso degli errori. Ma i fatti accaduti sono il riflesso di una necessaria riorganizzazione del reparto. Non è una decisione adottata in polemica con l’azienda. Ho capito che dare le dimissioni era un passo da fare per la mia serenità e sono convinto che il tempo è galantuomo”.
Il caso posti letto era scoppiato nei giorni scorsi a seguito della vicenda di Maria Vitale, ultrasessantenne palermitana ricoverata per tre giorni e tre notti su una sedia del Pronto soccorso del Civico a causa della mancanza di posti letto in tutti i nosocomi di Palermo.
Ma la vicenda non è destinata a chiudersi con le dimissioni di Pecorella. Dopo il blitz dei Nas inviati da Ignazio Marino, presidente della commissione parlamentare sul Servizio sanitario nazionale, al Civico sono arrivati anche gli ispettori mandati dall’assessore alla Sanità Massimo Russo. Il sopralluogo non ha interessato solo il Pronto soccorso, ma anche il reparto di medicina interna dell’ospedale, dove esistono problemi strutturali e alberghieri, come denunciato dall’edizione palermitana del quotidiano “La Repubblica”.
Intanto solidarietà all’ex primario Pecorella arriva dalla Cgil medici. “Il problema dell’emergenza posti letto in città non riguarda l’organizzazione dei singoli reparti o dell’azienda ospedaliera – dichiara il segretario regionale del sindacato Renato Costa – ma la mancanza della medicina territoriale. Il filtro per gli accessi al pronto soccorso non va fatto dai medici, che non possono assumersi la responsabilità di non ricoverare un paziente che necessita di assistenza, né dai dirigenti di struttura, che si muovono sulla base di direttive vincolanti dell’assessorato, al meno per quanto riguarda dotazioni organiche e limiti di spesa”. La soluzione non è demonizzare una struttura, ma offrire un’alternativa all’ospedale”.
L’emergenza, secondo Cgil medici, Ascoti Fials e Cimo, non sarebbe da ricondurre ad un improvviso boom di malati ma al taglio dei posti letto del 20% voluto dell’assessore regionale alla Sanità. “Sono stati tagliati solo i posti inutili, che avevano un tasso di occupazione inferiore al 70% – ribatte Russo – In ogni caso il decreto è flessibile e prevede una riserva di 500 posti in tutta la regione, che saranno redistribuiti secondo le esigenze”.