”Il colonnello Mori non mi ha mai detto di essersi incontrato con Ciancimino, col quale intrattenne rapporti presumo mirati, cioe’ con l’intento di arrivare all’arresto di qualche capomafia”. Così Nicola Mancino, vicepresidente del Csm e ministro dell’Interno dal 1992 al 1994 in piena epoca di stragi mafiose, nega di essere mai stato a conoscenza degli incontri tra Vito Ciancimino e l’allora colonnello dei carabinieri Mario Mori. In un’intervista pubblicata dal Corriere della sera, Mancino dice di non conoscere i motivi per i quali Mori non gli parlo’ di quei colloqui, rivelando che tra lui e il colonnello ”non c’era feeling”. Il vicepresidente del Csm, poi, parla di ”una freddezza confermata il giorno della cattura di Riina”, quando addirittura non venne tenuto a conoscenza dell’operazione ma lo scoprì solo a cose fatte: ”Chi l’aveva preso – ricorda – non penso’ di informarmi, eppure credo di aver dato un impulso politico decisivo per la cattura”. Relativamente alla presunta trattativa tra Stato e mafia per arrivare a una tregua, Mancino chiarisce che ”per quanto mi riguarda non ci fu” e comunque ”avrei respinto qualsiasi ipotesi di trattativa, avrei convenuto con lui (Borsellino, ndr) che i mafiosi si combattono senza trattare”. E il colloquio con Paolo Borsellino di cui c’e’ traccia sull’agenda del magistrato ucciso da Cosa nostra? ”Quel colloquio non c’e’ stato. Aggiungo di non poter escludere che sia stato tra le decine o centinai di persone a cui ho stretto la mano nei corridoi del Viminale, zeppo di gente, di cui non ho un ricordo preciso. Ma tra questo e incontrare e parlare col giudice Borsellino c’e’ una bella differenza”
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