PALERMO – Uccisa a diciassette anni, come Carmela Petrucci in via Uditore a Palermo. Bruciata e abbandonata in un terreno desolato, come Nicoletta Indelicato a Marsala. Già vittima di violenza in vita, come tante, troppe donne, tradite nel peggiore dei modi da chi diceva di amarle. E così anche la vita di Roberta Siragusa è stata spezzata nel fiore degli anni. Non c’è più spazio per i sogni, i progetti, la danza, le passioni. Quel sorriso e gli occhi vispi sono stati spenti per sempre. E la sua famiglia è stata inghiottita da un dolore che mai avrebbe pensato di poter provare.
Il macabro ritrovamento
Proprio come quella di altre tre vittime di femminicidio in Italia: sono quattro, infatti, le donne già uccise dall’inizio del nuovo anno a livello nazionale, compresa la ragazza di Caccamo trovata morta in un dirupo, a Caccamo, una settimana fa. A condurre sul luogo del ritrovamento i carabinieri è stato il fidanzato, Pietro Morreale, 19 anni, poi arrestato per omicidio volontario e occultamento di cadavere. Le indagini sono tuttora in corso per accertare come e dove, di preciso, Roberta sia stata uccisa. Lei, giovanissima vittima di una violenza inaudita, si aggiunge così tristemente ad un elenco da brividi, che in Sicilia alla fine del 2020 contava già sei femminicidi.
Violenza e silenzi
Un anno lungo e complesso, in cui la paura ha preso il sopravvento e la voce del coraggio si è fatta più debole. Un anno dalla libertà limitata in seguito all’emergenza sanitaria legata al Covid e durante il quale tante donne sono state costrette a convivere con il proprio nemico tra le mura domestiche. Pressioni psicologiche, minacce e botte non si sono fermate, anzi. Sono andate avanti nel silenzio, diventando spesso parte integrate di una triste quotidianità. Ciò ha inevitabilmente contribuito al mancato calo del numero dei femminicidi nell’Isola, avvenuti nella maggior parte dei casi al culmine di lunghi periodi di vessazioni. Come nel caso del delitto di Caterina Di Stefano, 46enne che tutti chiamavano ‘Catia’, trovata morta nel pianerottolo di casa la vigilia di Ferragosto, a Caltagirone.
In Sicilia il triste record
La scorsa estate ad avere la peggio è stata anche Giuseppina Ponte, uccisa dall’uomo che accudiva a Lentini, in provincia di Catania. Il delitto sarebbe maturato in seguito ad un ammanco di 50 euro. Ma non finisce qui, perché anche la vita della giovane studentessa di medicina Lorena Quaranta è stata spezzata con estrema violenza. Pure lei, come Roberta Siragusa, credeva di essere amata, credeva in un futuro con il suo fidanzato. Anche lei riempiva i social di foto scattate in vacanza, di immagini in cui l’affiatamento della coppia sembrava reale. E invece Antonio De Pace, il ragazzo con cui faceva progetti, dal giorno della sua morte è in carcere per omicidio volontario aggravato dalla premeditazione: il delitto è avvenuto in pieno lockdown per la pandemia del Coronavirus, la notte del 31 marzo a Furci Siculo, in provincia di Messina, dove la coppia aveva deciso di trascorrere la quarantena. E’ soltanto di poche settimane fa il ‘no’ al rito abbreviato per il ragazzo, che ha confessato di aver assassinato la convivente.
Crescono i casi di stalking
Un 2020 tragico sul fronte dei femminicidi, che ha fatto registrare numeri preoccupanti, addirittura una crescita soprattutto dei casi di violenze contro mogli e fidanzate e di quelli relativi a stalking. Oltre ai sei feminicidi, lo scorso anno si sono registrati 1065 i maltrattamenti in famiglia e 528 atti persecutori. Nel solo mese di gennaio del 2020, nell’Isola, sono state uccise tre donne: tra queste Rosalia Garofalo a Mazara del Vallo, nel Trapanese: la donna aveva 54 anni e in passato aveva già denunciato il marito violento. E’ stata massacrata di botte per tre giorni consecutivi, fino alla morte. E’ soltanto di pochi giorni fa la notizia del rinvio a giudizio del marito, Vincenzo Frasillo di 54 anni. Un anno fa anche il delitto di madre e figlia, in provincia di Caltanissetta: Rosalia Mifsud e la figlia, Monica Diliberto, di 48 e 27 anni, sono state uccise dal compagno della donna, Michele Noto, 27enne di Mussomeli che dopo il delitto si è tolto la vita. Rabbia, odio, violenza psicologica e fisica da una parte, paura e silenzi dall’altra. Niente di più lontano dall’amore.