“Nella pubblica amministrazione non si possono più fare assunzioni. Il precariato formato da Lsu, Pip, assunzioni a contratto, collaborazioni occasionali… è più che saturo. Se un politico in campagna elettorale si trovasse a promettere un posto di lavoro in cambio del voto, potrebbe farlo solo nell’ambito della formazione professionale”. Questa la denuncia di Giovanni Lo Cicero, sindacalista della Flc Cgil, che insieme ai suoi colleghi delle altre sigle sindacali ha chiamato a raccolta gli organi di stampa per chiedere al governatore Raffaele Lombardo un riordino amministrativo e legislativo delle norme che regolamentano la formazione professionale in Sicilia.
Con la riforma degli assessorati, infatti, gli assetti della formazione professionale sono cambiati nuovamente. Così parte della Formazione, come quella continua e gli sportelli multi funzionali, è rimasta tra le competenze dell’assessorato regionale al Lavoro, mentre la formazione ordinaria, quella obbligatoria e quella post diploma, sono passate tra le competenze dell’assessorato all’Istruzione e Formazione professionale.
“Gli enti di formazione accreditati presso la Regione Siciliana nel 1995 erano 40 – hanno dichiarato i sindacati – e tanti sono rimasti fino al 2000 quando, in una notte, sono subentrati 2 nuovi enti, niente di grave. Dal 2000 ad oggi, gli accrediti degli enti sono cresciuti a dismisura, l’ultimo censimento risale appena al 10 gennaio 2010 e conta 1474 enti, di cui circa 400 che intrattengono relazioni costanti con la Regione. Per intenderci nel 1995 la Regione erogava alla formazione professionale 300 miliardi di vecchie lire. Oggi eroga circa 370 milioni di euro e non bastano, sono insufficienti, molti dipendenti della formazione non hanno percepito gli stipendi di novembre 2009 e la maggior parte di loro non è stata pagata a dicembre. Accanto alle eccellenze formative, ci sono zone d’ombra, poco chiare, in cui esiste un nodo strettissimo tra politica, enti e amministrazione. Molti degli enti accreditati hanno una gestione familiare, riconducibile a parenti di politici. Tutti quei soldi – hanno concluso i rappresentanti sindacali – sono parte del costo politico che, alla fine della fiera, è pagato dalla collettività siciliana”. M.D.P.