Non c’è solo chi fa politica, chi nella politica ha interessi, o chi di politica si interessa solamente. Che un nuovo governo a palazzo d’Orleans sia alle porte interessa a largo raggio coloro che comunque nella società siciliana operano. Reda Berradi è uno di loro, con la palermitana Città delle culture ai Danisinni, e con la sua attività di operatore e ricercatore in ambito di immigrazione.
Reda, quali sono i fili che da subito deve prendere in mano il prossimo governo Lombardo?
“C’è bisogno che venga garantito un futuro non solo a lungo termine, ma nell’immediato”.
Ma, in questa prospettiva, cambiare di continuo scenario cosa comporta?
“La politica, per rinnovarsi ha sempre agito così. Resta da vedere se questo continuo rimescolamento delle carte sia utile. Credo che non cambi molto se Lombardo metta mano al suo governo, quando ci sono dei fattori economici che fanno ristagnare l’economia siciliana. Abbiamo sempre, comunque, il governo che ci meritiamo”.
Ecco, appunto. Cosa ci meritiamo?
“Ci meritiamo un governo che abbia e ci dia continuità, anche se dipendiamo comunque da ciò che decidono a livello nazionale, nonostante l’autonomia”.
Ritornando al tuo osservatorio, quello dell’assistenza sociale, come dovrebbe muoversi il nuovo esecutivo?
“Vanno evitate tutte le ghettizzazioni, perché non ci siano più periferie che accolgano solo le fasce più disagiate. Si investa sul sociale per dare spazio alla multietnicità. Che viviamo in una Regione con radici profonde nella multiculturalità è un dato di fatto. Quello che manca è un riconoscimento reale nelle politiche sociali”.
In pratica, una proposta?
“Si potrebbe partire dal riconoscimento per gli stranieri della cittadinanza attiva, ad esempio dando agli extracomunitari il diritto di voto per eleggere le amministrazioni locali”.