Il mondo della scuola è in subbuglio per la ripresa dell’anno scolastico segnato dalla novità del green pass. Il certificato verde “sposta l’attenzione da tutti gli altri problemi” avverte Giovanni Portuesi, presidente del sindacato di categoria Anief-Sicilia. Tutti i dettagli nell’intervista:
Quanti sono tra insegnanti e personale amministrativo a non volere essere sottoposti a vaccinazione?
Su circa 130 mila persone che lavorano nella scuola soltanto il 13% non ha ricevuto nemmeno una dose. Operare discriminazioni tra vaccinati e non è stato, quindi, un errore. La scuola è uno dei settori con il maggior numero di vaccinati pur in assenza di obbligo. Il 92% dei lavoratori della scuola è vaccinato, contro il 68% del dato nazionale. Perché si punta il dito contro questa minoranza? L’Anief non si schiera tra pro-vax e no-vax. Il presidente Marcello Pacifico e io stesso, come mia moglie e i miei figli, siamo vaccinati. Il problema è che si crea una discriminazione.
Quale?
Di fatto il green pass oggi serve per essere autorizzati al lavoro e non so in quanti resisteranno a un tampone orofaringeo da fare ogni 48 ore. Questo utilizzo del certificato vìola, oltre i principi costituzionali, anche il regolamento Ue 953/2021 che espressamente vieta discriminazioni per chi ha scelto di non vaccinarsi. D’altronde il green pass nasce per gli spostamenti transfrontalieri, non per andare a lavoro. E infine non dimentichiamo che il lavoratore viene anche costretto a spendere tanti soldi per fare un tampone ogni 48 ore.
Che cosa dovrebbe fare il governo?
Governo e Palarmento, se possono, dovrebbero inserire l’obbligo. Forse non possono perché i vaccini hanno ancora autorizzazioni provvisorie e dunque un’eventuale legge sarebbe illegittima. In mancanza di questa legge il sindacato deve tutelare tutti i lavoratori.
Quali azioni avete attivato a tutela dei lavoratori?
Imporre il green pass per accedere al luogo di lavoro a legislazione corrente è discriminante. Abbiamo depositato circa 3000 ricorsi al Tar, abbiamo indetto uno sciopero per il primo giorno di scuola. Abbiamo promosso delle petizioni che hanno raccolto 150 mila adesioni e che adesso porteremo in Parlamento perché il legislatore ne tenga conto in sede di conversione del decreto 111 sul certificato verde.
Difficoltà sul green pass che si aggiunge alle croniche carenze del settore scolastico.
Al di là della pandemia, una scuola su due non è a norma. La discussione sul green pass sposta l’attenzione da tutti gli altri problemi che il comparto soffre da decenni. Basti pensare che ancora oggi esistono le cosiddette classi pollaio nonostante ci sia una legge del 1975 che prescrive quale debba essere la dimensione delle aule. Per il terzo anno consecutivo, insomma, rientriamo a scuola con i soliti problemi di organico e di spazi. Quest’anno, paradossalmente, l’organico Covid non è previsto per tutto l’anno, ma soltanto fino a dicembre e solo per il recupero dei debiti e non anche per sdoppiare le classi. Da questo punto di vista siamo messi peggio dell’anno scorso, si vede un po’ di luce soltanto per qualche spazio in più disponibile.
Come avverranno i controlli sulla positività del personale?
L’ultima nota del ministero dell’Istruzione, la 1260, ha chiarito che i controlli del green pass non vanno fatti a campione, ma giornalmente e su tutto il personale. Inoltre i protocolli non sono variati e si dovrà essere muniti di autocertificazione e verrà anche misurata la temperatura. Si sta facendo credere che il green pass sia l’unico strumento per riaprire la scuola in presenza, ma per esempio se un professore vaccinato si contagia la classe andrà ugualmente in Dad. Per questo non stiamo facendo una battaglia ideologica vaccino sì o vaccino no, ma una battaglia sui diritti dei lavoratori. Abbiamo anche invitato i colleghi a vaccinarsi, ma il green pass rischia di essere una distrazione di massa che non risolve i problemi.
E’ vero che molti dei contrari a vaccini e green pass chiederanno l’aspettativa?
Sì è vero. In questo grande caos, come sindacato, abbiamo predisposto un vademecum per orientarsi in questi giorni difficili. Laddove ci si rifiuti anche dopo i 5 giorni di sospensione del lavoro, fra gli strumenti da utilizzare c’è quello dell’aspettiva non retribuita.
Green pass e supplenze, potrebbero sorgere difficoltà?
Assolutamente sì. Nel momento in cui sono ribelle il preside prima mi manda a casa fino a 5 giorni e poi mi commina la sospensione. In questi 5 giorni, però, il preside non può nominare un ulteriore supplente. Oggi aprono le scuole per gli adempimenti per esempio del collegio dei docenti.