A Caccamo Tari più alta d'Italia | I commercianti: "Così chiuderemo" - Live Sicilia

A Caccamo Tari più alta d’Italia | I commercianti: “Così chiuderemo”

In una nota della Confcommercio del comune in provincia di Palermo si parla di "cifre folli, aumentate per alcune categorie fino al 500%".

IN PROVINCIA DI PALERMO
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CACCAMO (PALERMO) – “Il piccolo Comune di Caccamo, 8500 anime, conquista un primato tanto assoluto quanto assurdo, per aver “ottenuto” l’applicazione della tariffa Tari più alta d’Italia”. E’ quanto si legge in una nota della Confcommercio di Caccamo – in cui si parla di “cifre folli, aumentate per alcune categorie fino al 500%, deliberate dal Consiglio Comunale lo scorso 30 settembre che ha stabilito un piano tariffario elevatissimo per artigiani e commercianti”.

“Dai 9,50 euro del 2013 – prosegue la nota – si è passati a 40 euro al metro quadrato per i bar, 56 euro per ristoranti e 64 euro al metro quadro per i fruttivendoli. Una tariffa così alta non è applicata da nessun altro Comune né della Sicilia né d’Italia. Neppure a Roma e a Milano i negozi di ortofrutta ed i ristoranti pagano cifre analoghe. A Milano, addirittura, nonostante la città sia la capitale commerciale d’Italia, gli orfofrutta pagano una Tari di 29,28 euro al metro quadrato, contro i 64 euro di Caccamo. Facendo un rapido calcolo ristoranti, bar, fruttivendoli, dovranno prepararsi a versare cifre a sei zeri. Ed essendo impossibilitati a farlo la categoria ha annunciato il ricorso legale ed azioni di protesta. E se non si trova una soluzione, a fine anno, saranno diverse le saracinesche ad abbassarsi definitivamente. Questo significherebbe la “morte” commerciale del piccolo centro. Intanto nel corso del Consiglio Comunale del 19 novembre i commercianti consegneranno nelle mani dell’organo le licenze commerciali e chiederanno quali iniziative lo stesso civico consesso intende intraprendere per porre rimedio a quanto deliberato dallo stesso a fine settembre”.

“Per dovere di cronaca – continua il comunicato della Confcommercio di Caccamo – va riferito che prima di arrivare a parlare di protesta, gli esercenti caccamesi hanno avuto diversi incontri con l’amministrazione comunale, in un tavolo tecnico, per addivenire ad una soluzione che, purtroppo, non è arrivata. Il dialogo con l’esecutivo guidato da Andrea Galbo, finora non ha prodotto nulla di concreto, nonostante il Sindaco in prima persona si era impegnato, la sera del , ieri sera, (17 novembre), gli artigiani ed i commercianti di Caccamo, convocati dalle delegazioni comunali della Confcommercio e Confartigianato, si sono riuniti in assemblea generale presso il Ristorante “A Castellana” per discutere e deliberare su quali iniziative intraprendere per la tutela delle categorie produttive interessate dagli aumenti abnormi delle tariffe Tari. Durante la partecipata assemblea è stata evidenziata l’insostenibilità economica di tali tariffe, che condurrebbero alla chiusura di molte attività. È stato quindi deliberato di consegnare simbolicamente le autorizzazioni commerciali all’amministrazione durante il Consiglio Comunale convocato giorno 19 novembre 2014. Sarà altresì consegnato un documento nel quale si chiede di dibattere il problema delle tariffe durante il Consiglio comunale. E in mancanza di risposte risolutive della problematica saranno intraprese altre iniziative di protesta quali la serrata degli esercizi commerciali e l’organizzazione di manifestazioni. Il problema dell’aumento della Tari sta a monte, ovvero sta nell’esorbitante costo che il Comune di Caccamo deve sostenere per lo smaltimento dei rifiuti, pari ad 1.438.000 euro. Se si riuscisse ad abbattere il costo dello smaltimento, facendo una raccolta differenziata consistente, certamente le cifre da pagare per i contribuenti sarebbero inferiori. Ma per arrivare a questa soluzione è necessario che a livello locale il Comune adotti politiche idonee”.

“In ogni caso – sottolineano i commercianti – la spesa per lo smaltimento dei rifiuti deve essere spalmata su tutti i contribuenti e non soltanto su una categoria. In tal modo la spesa, distribuita in modo proporzionale su tutte le 4.600 mila utenze non graverà sulle spalle delle sole attività commerciali, costringendole a chiudere battenti. Adesso però è necessario riparare all’errore fatto e, da quanto appreso, le uniche vie d’uscite sono: o la proroga del termine di approvazione del Bilancio che dovrebbe essere concessa dal Governo (in tal caso il Consiglio Comunale di Caccamo, potrebbe annullare la delibera precedente e rielaborarla spalmando il costo del servizio su tutta la cittadinanza in modo più equo); oppure, il Consiglio Comunale dovrebbe, ammettendo l’errore commesso, adottare una delibera in “auto tutela” con la rimodulazione delle tariffe. In quest’ultimo caso, va precisato, il Comune incasserebbe sempre e comunque la cifra che occorre per lo smaltimento dei rifiuti, ripartendo però i costi in modo meno iniquo di quanto fatto in precedenza. Se nessuna delle due soluzioni dovesse prospettarsi, ai commercianti non resta altro che perseguire la via del ricorso legale da proporre agli organi competenti (Tar e Commissione Tributaria)”.


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