A Catania si respira amianto |La mappa dell'eternit in città - Live Sicilia

A Catania si respira amianto |La mappa dell’eternit in città

Ecco la situazione, municipalità per municipalità.

CATANIA – A Catania si respira eternit, soprattutto in periferia. Nelle ultime settimane la segnalazione del consigliere comunale Maurizio Mirenda ha riportato alla ribalta un problema che accomuna gran parte dei quartieri cittadini. A Monte Po l’appello è partito dai residenti delle palazzine site tra Largo Guastella e piazza Maria Luisa di Gesù: un migliaio di persone risultano da oltre quarant’anni sottoposte a inalazione delle fibre di cemento-amianto che compongono le coperture dei tetti. Questi –insieme peraltro al resto degli stabili – si sgretolano, quindi gli agenti atmosferici disperdono le fibre nell’aria. Sui danni alla salute, ormai riconosciuti, si dibatte in Italia dalla fine degli anni ’80: con un notevole ritardo rispetto agli studi europei.

Le condizioni atmosferiche nei primi giorni dell’anno, alle quali è seguito il crollo di alcune antenne, non hanno migliorato la situazione. “Ho esposto la questione all’Istituto Autonomo Case Popolari: ho incontrato molta disponibilità da parte del direttore”, ha affermato Mirenda. “Compiranno un sopralluogo nei prossimi giorni, per verificare se il materiale si trova in condizioni effettivamente pericolose e procedere quindi alla rimozione”. Discorso gravoso, anche in termini economici, per tutti gli interessati: specifiche procedure sono a carico dei proprietari. Nel caso degli stabili di Monte Po, la responsabilità è regionale.

“Da parte del Comune”, ha fatto notare il consigliere, “sarebbero auspicabili perlomeno degli sgravi, delle agevolazioni economiche”. Ma questo ancora non avviene. Il problema rientra nel generale abbandono degli alloggi, riferisce il consigliere: “Ho descritto la situazione in consiglio comunale: parte degli edifici è fatiscente, si sono già verificati alcuni piccoli collassi che non hanno danneggiato persone. I tratti messi temporaneamente in sicurezza rimangono incompiuti per anni” . Quanto alla manutenzione, i costi sarebbero condizionati dalla non costante disponibilità di fondi. Ma la questione supera di molto i confini della ”città satellite”.

Nel territorio di S.G. Galermo lo scarico abusivo di rifiuti, malgrado la strenua resistenza degli ultimi anni, non si arresta; e l’eternit finisce per strada. “Entro la IV municipalità ho sempre segnalato al Comune le discariche abusive”, ci ha riferito il consigliere Erio Buceti (fornendo un’ampia documentazione fotografica) “nella zona delle vie Parco degli Ulivi, in Concetto Bonaventura e Villa Flaminia”. L’ultima via è ben più che un’isola di degrado, continuamente sottoposta a bonifiche e continui scarichi. L’arcipelago delle discariche comprende anche luoghi in prossimità degli istituti scolastici Quasimodo, Di Guardo e Petrarca. Anche l’area di Cibali, in particolare nella scarsamente illuminata via Ballo, risulta interessata all’accumulo abusivo di eternit in varie forme, dalle tegole alle vasche per acqua.

Le coperture dei tetti in fibro-cemento sono qui ancora molto diffuse. In altri quartieri popolari la situazione sarebbe invece sotto controllo, ha affermato il presidente della VI municipalità Lorenzo Leone: “Negli ultimi mesi, insieme ai responsabili comunali, abbiamo svolto attività di monitoraggio e rimozione nelle scuole ‘S. Giorgio’ e ‘Musco’, senza trascurare la zona di Vaccarizzo”.

Diverse le condizioni nella II municipalità “Siamo invasi, anche qui alcune abitazioni hanno tetti in fibro-cemento ”, ha lamentato il consigliere Marco Di Blasi. “Nello slargo in via Ruggero Albanese abbiamo segnalato da due mesi almeno dieci coperture di tetti in eternit: è una zona residenziale, il Comune dovrebbe intervenire immediatamente. Un anno fa abbiamo segnalato una discarica piena nella zona d via Lainò, proponendo di innalzare muro o installare telecamera. Non se n’è fatto nulla”. Decine di esposti, in dieci anni di mandato, sarebbero rimasti ad oggi senza risposta scritta. “Rappresentiamo i cittadini, una mancata risposta a noi è una mancata risposta a loro.

A queste condizioni sono favorevole alla chiusura delle municipalità: la Regione le azzeri se sono sorde a qualsiasi richiamo”, afferma Di Blasi, invocando l’applicazione di una legge del 2008 sulle deleghe ai consiglieri comunali: si tradurrebbe nello stanziamento di cifre riservate alle problematiche locali: “Basterebbero tre operai comunali dislocati stabilmente in ogni circoscrizione, per iniziare a risolvere qualcosa”.

Intanto dall’IACP ci ha risposto l’ing. Bella, cercando di chiarire il motivo per cui la ricognizione a Monte Po, anche con l’ingresso nel nuovo anno, non è ancora avvenuta. “Alcuni di quegli appartamenti appartengono a privati, e questo è un grosso limite organizzativo. Tra l’altro i finanziamenti regionali pagano la progettazione degli interventi, ma non la bonifica stessa: questa, appunto, grava sulle spalle nostre e dei proprietari. Valuteremo se la situazione permetta di mettere in sicurezza i tetti. Quindi procederemo ad inserire nel bilancio l’eventuale intervento di rimozione”.

Dal punto di vista sanitario, Salvatore Sciacca (direttore del Registro Tumori per la Sicilia orientale) ha ribadito il rischio grave di mesotelioma pleurico –patologia dal lento sviluppo, ad oggi non curabile- connesso all’inalazione delle fibre di amianto, citando non solo il caso-limite di Biancavilla ma anche una generale percentuale di tumori dell’apparato respiratorio che porrebbe Catania ai primissimi posti in Sicilia. 
Intanto i residenti di tanti quartieri inventano soluzioni estemporanee, rimuovendo macerie tossiche con mezzi di fortuna e scommettendo sulla propria salute, invero con scarsa fiducia negli interventi comunali. (Foto: L.M.C. – Erio Buceti)

 

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