La morte è una livella, diceva Totò. Ma non sembra essere così a Piana degli Albanesi, dove non solo l’ultimo viaggio non annulla le differenze sociali, ma dove l’eterno riposo è diventata una cosa da ricchi.
La storia risale a poco più di un anno fa, nel giugno del 2009, quando l’amministrazione del comune dell’Alto Belice ha privatizzato i servizi cimiteriali, concedendo l’esclusiva sia della costruzione dei loculi che della vendita delle lapidi a un’unica ditta privata. Da allora, come prevedibile, il monopolio ha fatto lievitare i prezzi portandoli, a distanza di poco più di un anno, a quasi il doppio. Così, se prima le lapidi da apporre sui loculi si aggiravano attorno ai 500 – 600 euro, oggi in assenza di concorrenza si arriva a pagare poco più di mille euro. Se poi si volesse personalizzare la lapide, bisognerebbe mettere nuovamente le mani al portafogli e arrivare a sborsare cifre maggiori. Ovviamente non esiste la possibilità di rivolgersi ad altre ditte, vista l’esclusiva prevista dalla convenzione stipulata tra l’amministrazione comunale e l’impresa privata.
Il risultato, a distanza di poco più di un anno, è l’assenza di 88 lapidi da altrettanti loculi nel cimitero di Piana degli Albanesi, dovuta al malcontento degli abitanti che, colpiti da un lutto familiare, si sono astenuti in maniera compatta e spontanea dall’acquisto delle medesime. Al posto delle lastre di marmo, soltanto cemento, il nome del defunto scritto con un pennarello, qualche mazzo di fiori. La denuncia arriva dal consigliere comunale Giancarlo Cuccia: “Questo è il prodotto della scandalosa privatizzazione voluta dal centrodestra – dice Cuccia – sono rimasto colpito dalla determinazione e dall’orgoglio delle famiglie che colpite da un lutto si rifiutano di cedere al ricatto del monopolio venutosi a creare, che ha determinato prezzi esorbitanti e privi di chiarezza”. Intanto il comitato cittadino “NO alla privatizzazione del cimitero” ha presentato ricorso al Consiglio di Giustizia Amministrativa (CGA) “Aspettiamo fiduciosi la sentenza – conclude Cuccia – che potrebbe annullare questo affidamento ai privati”. E anche dal fronte della giunta comunale, il vice sindaco Antonella Camarda riconosce il disagio: “L’amministrazione doveva fare i conti con le perdite che provenivano dai servizi cimiteriali, a fronte degli incassi insufficienti. La privatizzazione è stata una scelta obbligata, per quanto fossimo consapevoli dell’impopolarità che avrebbe comportato. In ogni caso siamo in una fase di contrattazione, speriamo di arrivare quanto prima alla liberalizzazione della vendita delle lapidi”.