PALERMO – Nonostante la vittoria alle elezioni europee, la pace tra Rosario Crocetta e il suo partito, il Pd, sembra ancora lontana. Ma, nonostante le uscite del governatore e del segretario regionale Fausto Raciti, c’è qualcuno che dell’auspicata pace è il primo sponsor: Fabrizio Ferrandelli, deputato regionale e renziano “di ferro”, delle liti non ne può più. Ma al segretario Raciti non le manda a dire. “Mette a disagio chi nel partito vuole cambiare passo, una volta e per tutte”.
Le sue sono parole dure. Pensavo volesse fare un appello per un “cessate il fuoco”.
“E infatti è così. Ma non ho sopportato che le ostilità venissero riaperte proprio all’indomani del voto, che ci ha visto finalmente vincitori indiscussi, anche in Sicilia, nonostante tutto”.
Per Raciti però la colpa è del governatore.
“Non mi sembra di aver sentito o letto dichiarazioni di Crocetta il giorno dopo il risultato elettorale. Siamo stati all’Ars e abbiamo ripreso la discussione sulla manovra, se c’è qualcuno che ha ricominciato con i soliti discorsi, quello è proprio il segretario regionale”.
Non è d’accordo con lui? Non serve un nuovo governo?
“Il governo nuovo c’è già”.
Quindi va bene così?
“E’ chiaro che ci sono tante cose da fare, la perfezione non possiamo raggiungerla. Ma il Pd ha dimostrato di essere il primo partito a Roma e a Palermo, e gli elettori hanno dimostrato di dare fiducia soprattutto a Renzi. In lui hanno visto l’immagine di uno che annuncia riforme e inizia a farle, pragmatico, che dà risposte ai problemi delle persone, non che alimenta l’immagine di un Pd rissoso. Il premier ci ha dato un grande assist che dobbiamo utilizzare per fare il goal delle riforme, e trovo scorretto e inadeguato che il giorno dopo questa vittoria il segretario di un partito che vince invece di iniziare a lavorare per fare le cose ricominci col vecchio schema di un partitino diviso, rissoso, che pensa sempre alla ricomposizione delle poltrone. Abbiamo vinto per portare avanti l’innovazione renziana”.
Il “numero uno” dei renziani in Sicilia, Davide Faraone, però, non la pensa come lei. E il giorno dopo il voto ha dato un ultimatum a Crocetta: dieci giorni per cambiare o a casa.
“Davide ha posto il tema del cambiamento, un tema legittimo soprattutto se avanzato da un membro della segreteria nazionale. Ma a nemmeno 24 ore Crocetta ha fatto una conferenza stampa annunciando un taglio di 150 milioni di euro. Mi sembra una risposta più che adeguata. Non voglio che passi l’idea che tra i renziani ci siano delle correnti. Magari utilizziamo parole e toni diversi perché abbiamo caratteri diversi, ma il succo è sempre lo stesso: cambiare passo. Faraone chiede tagli e il governo ne sta portando a casa un bel po’. Tra l’altro, noi abbiamo degli assessori nel governo, prendere le distanze da Crocetta sarebbe prenderle da noi stessi. Se le parole di Faraone fossero contro il governo sarebbero incoerenti”.
Quindi il problema è sempre lo stesso: non vi piace Raciti?
“Raciti è anche il mio segretario, ma proprio per questo dovrebbe rappresentare anche me. E non è così. Non direi neanche che rappresenta i cuperliani, piuttosto, solo alcuni”.
Parla di Antonello Cracolici?
“Sono abituato a pensare che Cracolici non abbia bisogno di essere rappresentato da nessuno”.
E allora di chi parla?
“Io ho parlato con diversi esponenti dell’area dei cuperliani in Assemblea, e anche loro mi hanno detto che non ne possono più delle liti. A quel punto restano in pochi, e sono sempre i soliti vecchi esponenti dell’apparato del Pd siciliano”.
Ok, niente nomi. Ma è pur vero che Crocetta non ha usato mezzi termini in campagna elettorale.
“Con il governatore dobbiamo discutere di molte cose, ma un segretario dovrebbe farlo incontrando il presidente, non sulla stampa. Se Crocetta ha qualche colpa, il compito di un segretario non è di incendiare. Anche perché il presidente, piaccia o no, è il presidente del Pd. Ma non voglio fare il suo difensore. Ma se Raciti si deve fare portatore delle richieste di una sola parte di politica, lui e Crocetta se ne vadano a cena. pago io. Basta che non venga coinvolto l’intero partito. Il segretario convochi gli organismi e si sintonizzi sul canale giusto. Lui è la sintesi del progetto unitario, per noi votarlo è stato un sacrificio”.
Mi sta dicendo che altrimenti siete pronti a sfiduciarlo?
“Sto dicendo che da lui non ho sentito una sola proposta concreta, solo accuse. Discuta con il partito, convochi la direzione e decida con il Pd qual è la linea. Mi auguro non si arrivi alla sfiducia, ma così non va. Se ha intenzione di continuare a fare il capocorrente può anche andarsene. Altrimenti parli di cose concrete: allora sì che mi avrà accanto”.