Abolizione province al palo |I possibili scenari a Catania - Live Sicilia

Abolizione province al palo |I possibili scenari a Catania

Adesso Rosario Crocetta ha tempo fino al 15 di febbraio per varare la nascita dei Liberi e consorzi e delle città metropolitane. Oltre quella data si andrebbe all'elezione dei presidenti delle Province. Per il costituzionalista Felice Giuffré: "Tempi troppo esigui".

Il riassetto degli enti locali
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Antonella Liotta, ex commissario della provincia di Catania

CATANIA – Si ripercuotono sul territorio etneo gli effetti della mancata proroga del mandato dei commissari delle Province in vista della nascita dei liberi consorzi tra comuni e l’istituzione delle tre città metropolitane di Catania, Messina e Palermo. Dopo la clamorosa bocciatura subita all’Ars, il governo presieduto da Rosario Crocetta, via decreto, ha confermato sette commissari su nove. Tra le riconferme non c’è però quella di Antonella Liotta, tecnico subentrato alla guida della Provincia regionale di Catania dopo le dimissioni di Giuseppe Castiglione. Tuttavia, la fine dell’esperienza amministrativa della Liotta è tutt’altro che inaspettata. Fu lei stessa, infatti, dopo la presa di possesso dell’incarico professionale di Segretario generale del comune di Catania e la concomitante nomina a commissario delle ex Ato 1, 2 e 3, a dichiarare a LiveSicilia che avrebbe riflettuto con il presidente Crocetta se mantenere o no anche l’incarico di Palazzo dei Minoriti. Intanto, il mandato della Liotta si è concluso con l’approvazione del previsionale 2013 e il Bilancio Pluriennale 2013/2015. Nonostante le criticità emerse dall’esecuzione dell’ormai famoso debito Ifi, il Patto di stabilità è dunque rispettato. Un risultato raggiunto sulla scorta di pesanti tagli alla spesa corrente.

La faccenda dell’abolizione della Province resta ancora sul tavolo. Nei fatti, però, il progetto fortemente voluto da Rosario Crocetta ha i giorni contati. Se entro il 15 febbraio non verrà votato all’Ars il testo che rivoluzionerà l’assetto generale degli enti locali in Sicilia, si procederà alla convocazioni dei comizi elettorali. Ovvero, i siciliani saranno chiamati alle urne per eleggere i presidente della nove province e con loro i consigli provinciali.

Il costituzionalista Felice Giuffrè

In questa gara contro il tempo, ma su di un binario parallelo, viaggia intanto il ricorso presentato dall’Upi e dall’Urps al Tar di Catania contro l’abolizione delle Province e l’utilizzo, ritenuto illegittimo, della funzione dei commissari in questa fase di passaggio. Felice Giuffré, costituzionalista in forza all’ateneo catanese e autore dello stesso ricorso, spiega a LiveSicilia: “Fino al 15 febbraio è tutto aperto. In linea di principio l’Upi e l’Urps potrebbero decidere di impugnare anche il decreto varato da Crocetta che nei fatti prolunga di quarantacinque giorni il mandato dei commissari. Ma ci sono dei tempi tecnici che andrebbero comunque rispettati. Nel frattempo, tuttavia, incombe uno scenario incontrovertibile. Se si andasse a nuove elezioni, le ragioni del nostro ricorso verrebbero ovviamente meno. Sicuramente c’è da prendere atto già in questa fase – continua Giuffré – che, col voto di sabato scorso, il governo regionale ha dimostrato di non avere numeri sufficienti per approvare la proroga dei commissari. Immagino dunque che quarantacinque giorni di tempo siano troppo esigui per approvare un disegno di grande respiro come quello che ha in mente il presidente della Regione”.

L'ex consigliere provinciale Porrovecchio

Intanto la messa in minoranza di Rosario Crocetta all’Ars fa sperare Gino Porrovecchio, ex consigliere provinciale eletto nel Idv e strenuo oppositore della riforma degli Enti locali in Sicilia. “Era come dicevamo noi – dichiara a LiveSicilia – entro il 31 dicembre non sarebbe avvenuto nulla. Era una data buttata lì a caso. L’effetto mediatico della rivoluzione crocettiana è finito. L’espressione ‘riforma Gilletti’ è risultata azzeccata. Mentre il testo arrivato in aula, con i nove consorzi al posto delle nove province, rappresenta una buffonata su tutta la linea. Diciamolo apertamente – continua – sono cambiati i nomi degli enti, ma nei fatti sono state abolite soltanto le elezioni. Questa non è democrazia”.

Porrovecchio si concede inoltre una valutazione sui due possibili scenari che potrebbero verificarsi a febbraio: “Il vero rischio è che Crocetta, in quarantacinque giorni, sia costretto a varare una riforma abborracciata, con un groviglio di enti sul territorio dalle funzionalità incerte. Se si dovesse andare al voto nelle province, poi, si dovrebbe certamente dimettere. Non dimentichiamo che Crocetta, in termini assoluti, è stato eletto da una minoranza risicata. Minoranza che si proietta anche all’interno del parlamento siciliano. Insomma – conclude Porrovecchio – la sua rivoluzione si è dimostrata finora un bluff”.


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