Accordo Almaviva-sindacati | Sacrifici per evitare licenziamenti - Live Sicilia

Accordo Almaviva-sindacati | Sacrifici per evitare licenziamenti

Foto d'archivio

I lavoratori del capoluogo hanno detto sì con l'83 per cento dei voti al referendum interno.

PALERMO – Raggiunto un accordo tra l’azienda e i lavoratori Almaviva di Palermo. In un referendum effettuato nella sede del capoluogo del colosso dei call center l’ottantadue per cento dei lavoratori ha detto sì a una piattaforma che prevede sacrifici economici dei lavoratori a fronte dello stop ai licenziamenti annunciati dall’azienda in virtù di 800 esuberi dichiarati. I lavoratori di Palermo hanno accettato dei sacrifici a fronte di tutele e garanzie per il futuro. A firmare l’intesa tutti i sindacati, ora l’accordo dovrà essere ratificato al ministero dello Sviluppo economico.

“L’esito del referendum tenuto in Almaviva Contact a Palermo consegna un risultato positivo e un’indicazione di responsabilità condivisa”, dice una nota dell’azienda. “Il larghissimo consenso attribuito all’accordo (oltre l’82% dei votanti) – prosegue la nota – testimonia come i lavoratori abbiano compreso gli elementi innovativi e i contenuti migliorativi che lo caratterizzano rispetto ad ogni altro accordo finora raggiunto tra organizzazioni sindacali e aziende del settore. L’intesa è volta a definire le basi iniziali per affrontare la fase critica, tutelare l’occupazione, recuperare competitività e tentare di portare il sito di Palermo all’essenziale equilibrio economico”. 

L’accordo, firmato ieri a Palermo dall’azienda e dalle rappresentanze sindacali unitarie, prevede un pacchetto di misure che vanno dagli ammortizzatori sociali a nuove iniziative di welfare aziendale, dal rilancio di qualità ed efficienza produttiva, supportato da percorsi formativi finalizzati a rafforzare le competenze professionali, a interventi temporanei, per un periodo di 12 mesi, sul trattamento economico. L’intesa prevede, inoltre, la creazione di una Commissione Paritetica composta da rappresentanti dei lavoratori (Rsu), delle Organizzazioni sindacali territoriali e dell’azienda, con il compito di monitorare l’attuazione delle misure concordate ed analizzare il loro impatto sull’andamento del sito.

“I lavoratori di Almaviva hanno accettato a larghissima maggioranza un accordo che a fronte di sacrifici immediati, mira a riscuotere presto garanzie di crescita e consolidamento. Un accordo che rispecchia la crisi complessiva che segna il settore ma anche le possibilità di rilancio – ha commentato il sindaco Orlando -. I lavoratori hanno fatto una scelta che mira a vedere garantito il proprio posto di lavoro a Palermo in un momento in cui i call center italiani sono in gravissima crisi – aggiunge -. Chiediamo ora all’azienda l’impegno massimo per garantire occupazione e produttività a Palermo, così come chiediamo al Governo nazionale di essere sempre più parte attiva per la corretta applicazione del protocollo sottoscritto di recente per la tutela dei lavoratori”.

Se in Almaviva si tira un sospiro di sollievo, però, non si può dire la stessa cosa in altre realtà del settore dei call center. E’ di un paio di giorni fa, infatti, la notizia secondo cui il nuovo colosso della telefonia Wind-Tre nata dalla fusione recente dei due operatori telefonici, avrebbe annunciato un piano industriale in cui oltre a investimenti per i prossimi sette anni sono annunciati tagli al personale dedicato all’assistenza ai clienti che coinvolge anche Palermo.

Su questo fronte è intervenuto il candidato sindaco di Palermo Fabrizio Ferrandelli: “Neanche il tempo di riprendere fiato con la vicenda Almaviva, che va comunque rimessa a sistema, che un’altra tegola si abbatte su Palermo – dice il leader dei Coraggiosi in una nota -. Il mio impegno da sindaco sarà quello di una maggiore e risolutiva interlocuzione con il governo regionale, il governo nazionale e le aziende affinché si aumentino le tutele nei confronti di chi un lavoro ce l’ha e si rilanci la visione industriale troppo compromessa dalle eccessive delocalizzazioni degli anni passati. Palermo non può permettersi la perdita di un solo posto di lavoro. Per questo – precisa – tra i nostri grandi progetti prevediamo la creazione di un polo tecnologico in cui concentrare tutte le attività di IT per riqualificare gli operatori del settore presenti in città ed attrarre altri investimenti. Ho sempre lottato al fianco dei lavoratori dei call center (la mia generazione) e non posso permettere che altri palermitani rischino il posto di lavoro. Dobbiamo frenare l’emorragia di oltre cinquemila persone che ogni anno lasciano Palermo – conclude Ferrandelli – ma al contempo tutelare chi un lavoro l’ha”.

“I lavoratori Almaviva, com’era prevedibile, hanno dovuto cedere al ricatto per difendere il posto di lavoro accettando l’accordo siglato tra O.O.S.S. e azienda”. Lo dichiarano in una nota il segretario provinciale di Rifondazione Comunista Vincenzo Fumetta e il responsabile del lavoro Frank Ferlisi. Circa l’82% dei lavoratori Almaviva ha detto sì al referendum. “Certamente hanno difeso il proprio posto di lavoro ma consentono così all’azienda di mettere le mani in tasca ai lavoratori decurtando salario, liquidazione e molto altro. Un’operazione ignobile di macelleria sociale” aggiungono Fumetta e Ferlisi. Rifondazione Comunista esprime massima solidarietà alle lavoratrici e ai lavoratori del call center Almaviva ed esorta massima vigilanza in quanto la crisi dei call center non è un’invenzione e per tale ragione non è escluso che avvengano altri tentativi di colpire diritti e salario. “C’era chi, negli scorsi anni, esaltava i call center definendoli come la nuova e moderna frontiera della nuova economia ma la realtà – dicono gli esponenti del Prc – si è dimostrata ben più nera di quanto si potesse prevedere con lavoratori perennemente sotto ricatto e salari da fame. Le menzogne dei padroni e dei mezzi d’informazione asserviti ben presto appaiono per quello che sono. Un gigantesco imbroglio dentro il quale uomini e donne vengono quotidianamente massacrati anche nella propria dignità” concludono gli esponenti del partito.

“Il referendum appena svolto è stata la prova di una grande partecipazione consapevole da parte dei lavoratori del call-center Almaviva, chiamati a decidere su fatti che riguardano la loro stessa vita – dichiarano il segretario generale Cgil Palermo Enzo Campo e il segretario generale Slc Cgil Palermo Maurizio Rosso – E’ questo il metodo corretto di procedere ed è positiva la grande partecipazione dei lavoratori, pur consapevoli delle difficilissima situazione del mondo del lavoro, dove a pagare è sempre quella parte debole, che la Cgil rappresenta, che vive in condizioni di marginalità dal punto di vista economico. Lavoratori che vivono sotto la pressione della perdita di commesse, delle delocalizzazioni selvagge, degli appalti al massimo ribasso, dei tagli al costo del lavoro. E tutto questo nell’assenza di una politica industriale seria da parte dei governi nazionali, regionale e degli enti locali e della concorrenza nel settore”.

L’accordo mette fine ai licenziamenti. “Nel Mezzogiorno, in Sicilia, a Palermo non possiamo permetterci né licenziamenti né il conflitto – aggiungono Enzo Campo e Maurizio Rosso – In questo contesto così complesso, la Cgil e l’Slc Cgil, rispetto alle richieste fatte dall’azienda in altre sedi, come Napoli, hanno lavorato per far sì che a Palermo i danni fossero di gran lunga minori. cercando di far ricadere sui lavoratori il minor numero di danni possibile. Non avremmo sopportato di dover ridurre degli istituti contrattuali ai lavoratori. Sicuramente abbiamo evitato i licenziamenti, sapendo che tanti problemi rimangono aperti e che sarà necessaria rilanciare la vertenzialità a livello confederale unitario e assieme alle categorie”.

A giugno, alla scadenza della Fis, per i lavoratori scatterà una cig straordinaria fino al maggio 2018, all’inizio al 35 per cento, che andrà decrescendo negli ultimi tre mesi al 15 per cento, fino all’azzeramento. L’azienda non aveva mai anticipato gli ammortizzatori sociali: con questo accordo anticiperà un anno di cigs. Per un anno ci sarà anche il taglio di 4 scatti di anzianità e il congelamento di un solo anno di Tfr. L’accordo di Napoli ha previsto invece il taglio di tutti gli scatti e il congelamento di tre anni di Tfr. A fronte di tutto questo, l’azienda inoltre riconoscerà 500 euro di buoni welfare all’anno che ridurranno le perdite. Solo la metà dei lavoratori perderà dai 125 euro per i part-time a 6 ore alle 300 euro dei full time.

Nell’accordo è stata introdotta per la prima volta la costituzione di una commissione paritetica, tra azienda e sindacati, per trovare le modalità di restituzione del congelamento del Tfr e degli scatti. “Si costruisce per la prima volta il contratto di secondo livello che introduce elementi di ritorno economico legati agli incrementi di produttività, al multiskilling, ovvero alla possibilità di operare produttivamente su più fronti e più piattaforme – proseguono Campo e Rosso – Ed è positivo che, rispetto al protocollo Gentiloni firmato con i 13 committenti, con l’impegno di fare restare in Italia l’80 per cento dell’attività dei call center, il ministro dell’Industria provi a mettere regole condivise per dare uno stop ai ribassi al di sotto dei limiti contrattuali”. “Adesso – proseguono Rosso e Campo – ci aspettiamo dall’azienda un impegno concreto per riqualificare e specializzare il personale attraverso la formation technology, essendo convinti che il settore dei servizi avrà sempre più avanti: al momento col settore dei call center ci troviamo solo alla periferia dell’industria 4.0. Occorrono investimenti e sviluppo per creare occupazione. Il futuro è nei servizi”.


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