Accordo fra Stato e Regione | Ecco i termini dell'intesa - Live Sicilia

Accordo fra Stato e Regione | Ecco i termini dell’intesa

Il premier Matteo Renzi

Se n'è tanto parlato. Eccolo, nero su bianco.

L'intesa
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PALERMO – La Regione siciliana concorrerà alla finanza pubblica in termini di indebitamento netto, pari a 400 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2014 al 2017, ulteriore rispetto a quello previsto dalla legislazione vigente, mediante una riduzione del limite di spesa rilevante ai fini del patto di stabilità interno. Inoltre, lo Stato avrà la possibilità di porre a carico della Regione ulteriori manovre per fare fronte ad eventuali esigenze di finanza pubblica per gli anni dal 2015 al 2017. Sono alcuni degli elementi dell’accordo Stato-Regione firmato lo scorso 9 giugno, che prevede anche la rinuncia della Regione ai contenziosi, resi noti dal sottosegretario per l’Istruzione, Roberto Reggi, rispondendo a una interpellanza urgente del senatore Gianpiero D’Alia (Udc) e di altri parlamentari. Di contro, l’accordo prevede “la riduzione del contributo previsto dalla legislazione vigente in termini di saldo netto da finanziare a carico della Regione siciliana da restituire alla Regione medesima in applicazione della sentenza della Corte costituzionale n.241 del 2012”.

Tra gli altri punti anche la definizione dell’obiettivo programmatico per l’anno 2013 e la certificazione del rispetto del patto di stabilità interno per il medesimo anno da parte della Regione siciliana; la determinazione dell’obiettivo programmatico per gli anni dal 2014 al 2017, con riferimento al complesso delle spese finali espresse in termini di competenza eurocompatibile desumibile dal consuntivo 2012; l’impegno della Regione a conseguire quest’anno un livello di spese correnti, al netto delle spese per la sanità, non superiore all’importo annuale minimo dei corrispondenti impegni effettuati nell’ultimo triennio; l’impegno a ritirare, entro il 30 giugno 2014, tutti i ricorsi contro lo Stato pendenti dinnanzi alle diverse giurisdizioni relative ad impugnative di leggi o atti consequenziali in materia di finanza pubblica, o comunque, a rinunciare agli effetti finanziari dal 2014 al 2017. E ancora: l’impegno della Regione a recepire l’applicazione, entro il 1 gennaio 2015, delle disposizioni in materia di armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio. Per quanto riguarda il riferimento contenuto nell’interpellanza, secondo il quale tra le impugnative pendenti alle quali la Regione rinuncerebbe vi sarebbe quella riguardante l’articolo 37 dello Statuto (imprese con sede legale altrove ma impianti in in Sicilia) e quella in corso sul Fondo di sviluppo economico, il sottosegretario Reggi ha precisato “che il citato articolo 37 dello Statuto ha già avuto attuazione con l’articolo 11 del decreto-legge 8 aprile 2013, n.35, convertito dalla legge n.64 del 2013, e con il relativo decreto dirigenziale del Ministero dell’economia e delle finanze del 19 dicembre 2013”. “Infine – ha evidenziato Reggi – non si ritiene condivisibile il riferimento riportato nell’ultimo punto dell’interpellanza secondo il quale tale accordo interferirebbe sulla trattativa sull’autonomia finanziaria nel contesto del federalismo fiscale, avviata nel giugno 2012”.

“Accordo irrituale”

“La risposta del governo ci soddisfa solo parzialmente. Al di là dei dettagli sull’accordo, resta preoccupante l’irritualità con cui il governatore Crocetta l’ha stipulato: nessuna intesa istituzionale né politica con la Giunta, nessuna comunicazione formale all’Assemblea siciliana”. Lo ha affermato la vicepresidente del gruppo parlamentare Per l’Italia alla Camera, Gea Schirò, durante lo svolgimento in Aula dell’interpellanza urgente sull’accordo siglato dal presidente della Regione Siciliana, Rosario Crocetta, che ha sbloccato 500 milioni di euro a favore della Regione attraverso l’allentamento del Patto di stabilità in cambio della rinuncia ai contenziosi in corso tra Stato e Regione Siciliana. “Ricordiamo inoltre – aggiunge Schirò in una nota – che tra i contenziosi pendenti vi è quello sull’articolo 37 dello Statuto e quello in corso sul Fondo di sviluppo economico, del valore di circa 4 miliardi”.

 


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