CATANIA – Lo Stato che si distrae, un bene confiscato utilizzato per delle feste e poi distrutto dal suo ex proprietario, che in teoria non dovrebbe metterci più piede da anni. È quello che hanno denunciato in una conferenza stampa, tenutasi proprio davanti al terreno nelle campagne di Acireale al centro della vicenda, le associazioni I Siciliani Giovani e l’Arci. Che chiedono alle autorità una vigilanza continua sui beni sequestrati: “Il vostro lavoro è dimostrare che siete più forti della mafia, e non ci siete riusciti”.
Prato all’inglese, piscina, gazebo
I riflettori sul terreno, ai margini di una strada secondaria all’interno delle campagne acesi, si erano accesi ai primi di ottobre. In quell’occasione l’iniziativa Le Scarpe dell’antimafia, che aveva portato diversi attivisti all’interno di beni confiscati per chiedere di rendere più operativa la loro gestione da parte dello Stato, aveva visitato una proprietà appartenuta al pregiudicato acese Mario Michele Lanzarotti e aveva notato uno strano ordine all’interno della recinzione in pietra e lastre d’acciaio. Il prato inglese rasato, le palme curate, la piscina pulita: qualcuno stava usando il terreno, secondo le voci di paese addirittura per delle feste.
Solo che il terreno, già nel 2013 entrato nelle disponibilità dell’amministrazione comunale di Acireale, dal 2018 era stato definitivamente confiscato Lanzarotti, e dunque nessuno avrebbe dovuto metterci piede se non rappresentanti dello Stato. Per questo, i promotori di Le Scarpe della legalità avevano denunciato l’accesso al bene.
“Dovete trovare il deserto”
Avanti di una decina di giorni. Agli attivisti arriva notizia che ci sono lavori all’interno del terreno, si precipitano a controllare e trovano degli operai, guidati da Lanzarotti – che però in un primo momento fa finta di essere un operaio come gli altri – che stanno distruggendo la proprietà, aiutati da una ruspa. Via i mattoni autobloccanti dal terreno, ammucchiati in pile. Tagliate e lasciate a marcire per terra le palme. Demolito il gazebo. Sabotato l’impianto idraulico della piscina. Gli attivisti chiamano le forze dell’ordine, ma fanno in tempo a sentirsi dire da uno degli uomini al lavoro che avranno un bene raso al suolo, in cui non resta più niente se non le macerie. Il tutto, dopo che l’invasione continua in un bene confiscato era stata denunciata.
“Da che parte sta la comunità?”
Per questo è scattata la denuncia delle associazioni. Dice Saro Rossi, attivista dell’Arci di Acireale, parlando davanti al cancello d’entrata del terreno al centro della vicenda: “In questo luogo si continua a venire in spregio alla legalità, dato che è stato confiscato nel 2018. Nessuno ha le chiavi, se non chi ha subito la confisca. Per questo vogliamo porre la questione: la comunità di Acireale deve dire da che parte sta, visto che da una parte c’è un bene confiscato, che potrebbe essere usato per attività sociali con bambini o anziani, e dall’altro ci sono delle illegalità compiute sotto l’occhio dello Stato”.
Per Matteo Iannitti, di Siciliani Liberi e Arci, “questo è un fallimento dello Stato, che dovrebbe chiederci scusa, dato che noi abbiamo fatto il nostro dovere di cittadini denunciando ma non possiamo svolgere un servizio di supplenza di Polizia e Carabinieri. È assurdo che siamo dovuti andare noi a informare del fatto che c’era una ruspa in un bene dello Stato. Così come è assurdo che le chiavi di questo posto siano ancora nelle mani di chi ha subito la confisca, mentre carabinieri e sindaco non possono entrare. Il vostro lavoro – conclue Iannitti rivolto ai rappresentanti dello Stato – è dimostrare che siete più forti della mafia, e non ci siete riusciti”.
Alla conferenza stampa è presente anche il sindaco di Acireale Stefano Alì: “Ero qui mercoledì, ho chiamato i Vigili urbani. Purtroppo c’è una carenza da parte dello Stato, spesso facciamo sgomberi di immobili occupati abusivamente ma spesso gli occupanti rientrano. Credo che l’agenzia per i beni abbia carenze di risorse, per l’esperienza di Acireale è un fallimento, sia per questo immobile che per altri. Lo Stato deve investire, dimostrare di essere forte con i forti, ad esempio demolendo i beni abusivi. Deve essere forte con i forti”.
Chiede un maggiore coinvolgimento delle associazioni nella gestione dei beni confiscati Elisa Marino, di Libera delle Aci: “Le associazioni più delle istituzioni hanno voce in capitolo, dunque devono essere coinvolte nei tavoli tecnici e ovunque si pianifichiamo le risorse, perché più di altri hanno dimostrato di conoscere il territorio e mapparlo”.