Acireale, elezioni e sospetti: "Il caso in Parlamento" - Live Sicilia

Acireale, elezioni e sospetti: “Il caso in Parlamento”

La posizione di Roberto Barbagallo. Le informative della polizia e i veleni sul voto.

CATANIA. “Ad Acireale si sta svolgendo una vicenda surreale che sembra scritta dagli sceneggiatori di Suburra”. Lo aveva dichiarato il parlamentare e leader dei Verdi Angelo Bonelli annunciando che avrebbe presentato una interrogazione al ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. Probabilmente ci siamo. La notizia è stata infatti riportata stamani da Repubblica Palermo nell’articolo a firma di Giusi Spica dal titolo “Acireale, il candidato forzista amico dei boss. Incontri e telefonate: il caso in Parlamento”. 

Il Caso Acireale

Un fulmine tutt’altro che a ciel sereno, che si abbatte sull’ultima settimana prima del ballottaggio che verde contrapposti due ex sindaci della città delle cento campane, l’avvocato Nino Garozzo e l’ingegnere Roberto Barbagallo. Una campagna elettorale scandita da polemiche, veleni e le carte degli investigatori.

L’attenzione è appunto su quest’ultimo. Ma andiamo con ordine e cerchiamo di rimettere assieme i cocci. Roberto Barbagallo (candidato civico vicino al deputato regionale di Forza Italia Nicola D’Agostino) ha vinto il primo turno delle amministrative acesi, candidandosi nonostante sia stato condannato in primo grado per tentata induzione indebita a promettere utilità. Una scelta nata dalla volontà di riscattarsi politicamente dopo l’arresto che, nel 2018, lo portò alle dimissioni. L’ipotesi della sospensione qualora eletto, sulla scorta della controversa legge Severino, ha infatti subito sollevato il vespaio tra i candidati. 

Le indagini

L’11 maggio scorso, il nostro giornale ha dato notizia dell’indagine per il presunto reato di rivelazione ed utilizzazione di segreti di ufficio a carico di Barbagallo. “Secondo la contestazione, i fatti riguarderebbero vicende legate alla realizzazione di campi di padel. Questioni legate alla verifica delle relative pratiche urbanistiche. Il mio difensore di fiducia, avvocato Enzo Mellia, acquisirà la copia degli atti che mi consentiranno di capirne di più”, aveva fatto sapere il diretto interessato con una nota. 

Il 23 maggio, Simone Olivelli del fattoquotidiano.it firma l’inchiesta sugli incontri del candidato sindaco con presunti esponenti di Cosa Nostra. Relazioni finite nero su bianco all’interno di una informativa del Commissariato di Acireale e della squadra mobile con data 14 aprile 2023. I fatti risalgono a un periodo che va dal 2019 al 2022. Si tratta, nello specifico, dei rapporti con Rosario Panebianco, Giuseppe Costarelli e Giuseppe Florio, arrestati nel giugno 2022 nell’operazione “Odissea” che ha colpito il  versante acese della consorteria Santapaola-Ercolano. (Nella sentenza del rito abbreviato, emessa  il 24 maggio scorso, sono stati condannati Florio e Panebianco, assolto invece Costarelli).  

Nessuna contestazione per Barbagallo

Nelle informative – lo ha verificato il nostro giornale – ci sono degli scatti fotografici che dimostrerebbero alcuni degli incontri finiti nel mirino degli investigatori. In merito a questi stessi incontri, tuttavia, non c’è alcuna contestazione a carico di Barbagallo. “L’obiettivo, a ridosso delle elezioni, non è stato centrato”, aveva dichiarato il diretto interessato chiarendo che “non ha mai avuto rapporti con la criminalità organizzata”.

L’articolo del giornale diretto da Peter Gomez, infatti, ha sollevato nell’immediato la reazione di Francesco Fichera, l’allora candidato sindaco della coalizione con dentro il Partito democratico e l’Alleanza Verdi e Sinistra. “C’è anzitutto una questione di opportunità di fronte alla quale non possiamo non possiamo non fermarci a riflettere – ha dichiarato – I giudizi e le sentenze, come è giusto che sia, spettano alle aule giudiziarie, ma ai candidati spetta la chiarezza”. A quanto pare però, a Roma, qualcuno vuole vederci chiaro. 


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