Dopo gli ultimi episodi delittuosi avvenuti a Palermo, è legittimo chiedersi cosa significano questi omicidi. Ed in particolare, se la scelta di rompere il silenzio delle armi, che aveva contrassegnato quest’ultima stagione di Cosa Nostra, sia l’anticipazione di una possibile guerra di mafia. Come sempre in questi casi, fioccano le interpretazioni, spesso affidate a intuizioni affrettate e banali pregiudizi.
La verità è che ogni ipotesi è azzardata e legittima nel contempo. L’unico dato di fatto abbastanza certo è la matrice mafiosa dei due omicidi, uno dei quali realizzato avvalendosi anche dell’inconfondibile e orribile tecnica dell’incaprettamento della vittima. Ed è altrettanto certo che così si è interrotta una lunga stagione di tregua, durata più di un anno. Ma nulla può dire che si tratti dell’inizio di una nuova guerra di mafia, così come ipotizzato da qualche opinionista.
Rimango convinto che Cosa Nostra scelga di uccidere solo come extrema ratio, e quindi i recenti omicidi possono essere soltanto un regolamento di conti, una duplice operazione chirurgica di eliminazione di rami secchi o di soggetti che costituivano ormai un intralcio a certi traffici illeciti. Certo che, se dovessero seguire altri fatti di sangue, si potrebbero cominciare a fare più sofisticate ricostruzioni, circa possibili disegni egemonici di alcuni gruppi criminali a discapito di altri, di alcuni boss mafiosi a discapito di altri.
Quel che è certo è che, mai come oggi, occorrono occhi aperti, riflettori accesi e massima attenzione da parte di tutti. Guai se dovesse scoppiare una guerra di mafia nell’indifferenza generale, frutto di sottovalutazione! Perché una guerra di mafia si sa come comincia e non si sa dove può andare a parare. E oltre tutto, non va trascurato che Cosa Nostra attraversa una fase di instabilità interna, di difetto di leadership, di mancanza di continuità rispetto alle politiche di Riina e di Provenzano.
Se pensiamo, poi, che il Paese più ampiamente sta attraversando momenti di tensione e di fibrillazione, sicché la congiuntura instabilità politica – instabilità criminale può essere una pericolosa miscela esplosiva, diventa facile ed allarmante ricordare che fu anche l’instabilità politico-istituzionale ad agevolare lo scatenarsi della strategia stragista del 1992-93. E per di più, l’assenza di un capo carismatico a reggere le sorti di Cosa Nostra potrebbe fare venire a qualcuno degli aspiranti capi la tentazione di alzare il tiro per dimostrare in questo modo una sua maggiore padronanza del linguaggio della violenza. Non si tratta di ottimismo o pessimismo, né di essere più o meno catastrofisti. Ma tutto questo suggerisce a tutti la massima attenzione, la massima vigilanza.