L'affare immobiliare e il pizzo | Cade l'accusa per Graziano - Live Sicilia

L’affare immobiliare e il pizzo | Cade l’accusa per Graziano

L'arresto di Vincenzo Graziano

Il Tribunale del Riesame respinge una nuova richiesta di arresto per Vincenzo Graziano, già detenuto per associazione mafiosa. In questa nuova indagine era, invece, accusato di estorsione.

PALERMO – Dietro la richiesta di denaro non è detto che ci siano interessi mafiosi. Il Tribunale del Riesame respinge una nuova richiesta di arresto per Vincenzo Graziano, già detenuto per associazione mafiosa. In questa nuova indagine era, invece, accusato di estorsione. Passa la linea difensiva degli avvocati Nico Riccobene e Salvatore Petronio già accolta dal Giudice per le indagini preliminari.

L’ipotesi è che Graziano, assieme a Pietrò Magrì e Filippo Matassa, avesse imposto ai propri nipoti Camillo e Massimiliano Graziano il pagamento di una provvigione sulla compravendita di un appartamento.

Graziano era stato arrestato nel blitz Apocallise del giugno scorso, scarcerato dopo un mese per mancanza di indizi e di nuovo arrestato dopo che sul suo capo sono piovute le accuse del pentito Vito Galatolo che lo piazza addirittura al centro del progetto di attentato al pubblico ministero Antonino Di Matteo.

La presunta storia dell’estorsione ruota attorno alla compravendita di una casa all’Arenella. Con la complicità di Matassa, che è il suocero di Galatolo, Graziano avrebbe mediato affinché i nipoti consegnassero 5 mila euro a Magrì. Alla luce della decisione del Gip prima e del Riesame poi su ricorso della Procura, sarebbe emerso che i soldi erano il frutto di una mediazione lecita. Dalla vendita i Graziano intascarono 120 mila euro.

In una conversazione intercettata, Magrì e Matassa facevano riferimento “all’interessamento di affiliati mafiosi a cui sarebbe stata poi destinata parte dei cinquemila euro”. Secondo il Riesame presieduto da Maria Elena Gamberini, questi elementi “non sono sufficientemente idonei a riempire di matrice estorsiva la richiesta di denaro fatta ai Graziano” anche perché gli stessi Graziano “sono soggetti in qualche modo legati all’associazione mafiosa, essendo stati ritenuti a loro volta autori di fatti estorsivi”.

Il collegio aggiunge poi che Matassa e Magrì citavano Graziano quale soggetto che avrebbe potuto dirimere la controversia e non può essere escluso che il suo intervento sia servito in qualche modo a tutelare gli interessi dei nipoti.

 


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