Quando mancava un miglio per arrivare a Lampedusa, il barcone si è capovolto. I soccorritori sono riusciti a mettere in salvo 149 naufraghi. La speranza è che in mare non ci sia più nessuno, ma i sopravvissuti dicono di essere partiti in 169 e se il numero risponde al vero, all’appello mancano venti persone.
Sul molo, dove i naufraghi infreddoliti e coi vestiti fradici attendono che un piccolo pulmino, a gruppi di dieci, li porti al coperto, ci sono due uomini disperati perché le loro mogli non sono mai arrivate sulla terraferma, mentre le motovedette continuano le ricerche con raffiche di Libeccio fino a 23 nodi e onde alte, nel buio pesto della sera, coadiuvate da un aereo che perlustra l’area e dalle forze dell’ordine che ispezionano la costa nell’ipotesi che qualcuno possa aver raggiunto l’isola a nuoto. I due uomini inconsolabili, un giovane eritreo e un libico, scrutano ogni movimento e prestano l’orecchio a ogni sibilo di motore che arriva dal mare; poi ripassano i volti dei compagni in coda che avanzano lentamente verso l’uscita del molo, avvolti nelle coperte termiche. Il bilancio ufficiale, finora, parla di 149 sopravvissuti, arrivati a un tiro di schioppo dalla meta su una barca di poco più di dieci metri. Inizialmente si era diffusa la voce che alcuni corpi galleggiassero in acqua, ma si trattava di giubbotti di salvataggio e di oggetti caduti in mare.
I soccorsi sono partiti immediatamente: sei motovedette, tre della Guardia costiera, due della Guardia di finanza e una dei carabinieri, si sono portati nell’area mettendo in salvo uomini, donne e bambini. Sul molo è arrivato un solo medico dell’ambulatorio a prestare soccorso ai naufraghi, costretto a fare la spola sull’ambulanza per accompagnare le persone bisognose di assistenza. Una mano, per fortuna, l’hanno data i colleghi del Cisom, il Corpo italiano di soccorso dell’ordine di Malta, mentre dopo circa un’ora un altro pullman si è aggiunto all’unico che aveva operato fino a quel momento. Intanto, poco prima che giungesse la notizia del naufragio, Italia, Germania, Francia e Malta avevano congiuntamente richiesto alla Commissione europea – ed è la prima volta – l’attivazione della procedura di ricollocamento dei migranti che si trovano a bordo della Ocean Viking. La richiesta ha fatto sì che fosse individuato il porto sicuro di sbarco, Messina, mentre giungeva la notizia che la Guardia costiera libica aveva salvato 206 migranti in tre operazioni condotte fra giovedì e oggi a nord e ad est di Tripoli.
(Francesco Terracina – ANSA)