Agguato a Riposto, l’appello | 4 dure condanne ed un’assoluzione - Live Sicilia

Agguato a Riposto, l’appello | 4 dure condanne ed un’assoluzione

Alla sbarra i presunti responsabili del tentato omicidio a Riposto di Luigi Falzone.

Il verdetto
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CATANIA. La seconda sezione penale della Corte d’Appello di Catania, presieduta da Antonino Fallone, ha confermato quasi per intero la sentenza di primo grado emessa dal gup Anna Maggiore a carico dei presunti responsabili del tentato omicidio, nel luglio di due anni fa a Riposto, di Luigi Falzone. Condannati il 46enne Leonardo Parisi, a10 anni e 9 mesi, il 28enne Andrea Spanò ed il 27enne Remo Arcarisi, entrambi a 9 anni e 10 mesi. Assolto, infine, per non aver commesso il fatto il 35enne giarrese Salvatore Musumeci, che oggi ha lasciato il carcere dopo due anni di detenzione. Quattro pesanti condanne, dunque, ed un’assoluzione.

L’UDIENZA. L’assoluzione di Salvatore Musumeci era stata chiesta stamani dal suo difensore di fiducia, Salvo Sorbello, al termine dell’arringa supportata da elaborati grafici dei luoghi, ricostruiti al pc, e dall’audio delle intercettazioni captate la notte degli avvenimenti all’interno di una delle due automobili usate per la spedizione punitiva ai danni di Luigi Falzone. “Nulla – aveva detto in aula il legale Sorbello –  dimostrerebbe la presenza del mio assistito in una delle due vetture”. Il difensore ha parlato invece di elementi che lo escluderebbero. Innanzitutto una perizia fonica che avrebbe dimostrato che nessuna delle voci intercettate sarebbe di Musumeci. Non solo. Gli accertamenti dei Ris nella Matiz usata per l’agguato avrebbero escluso la presenza di impronte o altre tracce biologiche riconducibili all’imputato. Sorbello, insieme al legale Claudio Grassi, codifensori di Remo Arcarisi, avevano chiesto anche la riqualificazione del capo d’imputazione da tentato omicidio a minaccia aggravata dall’uso delle armi. Secondo i due legali, infatti, le intercettazioni dimostrerebbero inequivocabilmente che Luigi Falzone, obiettivo del commando, era già rientrato nella propria abitazione quando sono stati esplosi i cinque colpi di pistola al suo indirizzo. Una tesi sposata anche dal sostituto procuratore generale Edoardo Vullo che, nel corso delle successive repliche, ha chiesto la stessa riqualificazione.

LE REAZIONI. “Sono ampiamente soddisfatto del risultato ottenuto oggi in Corte d’Appello per quanto riguarda la posizione di Salvatore Musumeci perché finalmente abbiamo avuto giustizia – commenta così la sentenza il difensore di fiducia Salvo Sorbello – Avevamo fiducia che i giudici attenti e scrupolosi valutassero in modo appropriato gli atti processuali e riconoscessero l’assoluta estraneità del mio assistito. E lo hanno fatto, decidendo di dare valore a quella perizia fonica che il giudice di primo grado ha fatto finta di sconoscere. Il risultato finale, l’assoluzione per non avere commesso il fatto, ripaga il mio assistito di tanta attesa e della fiducia che, insieme a me, aveva riposto nel sistema giustizia. E’ amaro però constatare che due anni della sua vita – conclude il legale – sono stati sottratti a lui stesso e all’affetto dei propri figli in tenerissima età prima di ottenere la agognata assoluzione”.

L’AGGUATO. E’ il 6 luglio del 2014 quando, tra Mascali e Riposto, vengono commessi due agguati nel giro di sei ore. Obiettivo del primo, a Mascali, è  il pregiudicato Sebastiano Flori, colpito ad una gamba. Poche ore dopo vengono esplosi cinque colpi di pistola contro il ripostese Luigi Falzone. Nessuno lo colpisce. Dall’arrivo di Flori in ospedale prendono il via le indagini dei carabinieri della Compagnia di Giarre, coordinate dal sostituto procuratore di Catania Marco Bisogni. In meno di sei ore i militari dell’Arma individuano tre possibili vittime di ritorsione, ritenuti i presunti responsabili dell’agguato a Flori. Tra queste c’è proprio Luigi Falzone. I carabinieri si appostano nelle vicinanze della sua abitazione. Poco dopo le 23 due automobili, una Bmw ed una Daewoo Matiz, passano davanti alla casa di Falzone. Dalla Matiz partono in rapida sequenza cinque colpi di pistola. I carabinieri si lanciano all’inseguimento delle due automobili e riescono a bloccare la Bmw e ad arrestare in flagranza di reato Leonardo Parisi, Remo Arcarisi e Giovanni Trovato. Durante l’udienza di convalida degli arresti spuntano delle intercettazioni captate all’interno della Bmw dai militari del Gico, reparto delle Fiamme Gialle di Catania. Cimici piazzate per un’altra inchiesta incrociatasi con le sparatorie. Nel fine settimana successivo i carabinieri della Compagnia di Giarre eseguono due fermi di indiziato di delitto in 24 ore nei confronti di Salvatore Musumeci. Dopo cinque giorni viene fermato anche Andrea Spanò, che avrebbe avuto la disponibilità della Matiz. Il cerchio si chiude definitivamente con i fermi di Giuseppe Castorina, Liborio Previti e la stessa vittima del secondo agguato, Luigi Falzone. Il gip Francesca Cercone scarcera Liborio Previti per mancanza di gravi indizi di colpevolezza. Poco dopo il tribunale del Riesame rimette in libertà anche Giuseppe Castorina. La posizione di Liborio Previti viene archiviata.


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