Agrigento, la sparatoria e il morto al Villaggio Mosè: 3 fermati I NOMI - Live Sicilia

Agrigento, la sparatoria e il morto al Villaggio Mosè: 3 fermati I NOMI

Erano in compagnia della vittima, ma non è ancora chiaro cosa è accaduto

AGRIGENTO – Svolta nelle indagini sulla sparatoria avvenuta nella giornata di ieri, venerdì 23 febbraio, in una concessionaria di auto ad Agrigento in cui ha perso la vita Roberto Di Falco, 38 anni, di Palma di Montechiaro.

La procura della Repubblica ha emesso un provvedimento di fermo a carico di tre indagati cioè: Angelo Di Falco, fratello della vittima; Calogero Zarbo, 41 anni; Domenico Avanzato, 40 anni. Tutti di Palma di Montechiaro. Tutti e tre ieri erano in compagnia di Roberto Di Falco nel piazzale della concessionaria a Villaggio Mosè.

I tre indagati, difesi dall’avvocato Santo Lucia, sono stati trasferiti nel carcere “Pasquale Di Lorenzo” in attesa dell’udienza di convalida che si svolgerà lunedì. A firmare il provvedimento di fermo è stato il procuratore capo di Agrigento, Giovanni Di Leo.

La lunga notte di interrogatori e il movente

La svolta arriva dopo una lunga notte di interrogatori in Questura. Il movente alla base della rissa, sfociata poi in una sparatoria che ha provocato la morte del trentottenne, sarebbe riconducibile ad un’auto venduta e pagata con assegni senza copertura. Tutto è avvenuto nell’autosalone “AutoXpassione” di Villaggio Mosè, dove nel pomeriggio di ieri ad affrontare il titolare dell’autosalone, Lillo Zambuto, si sono presentati in quattro: la vittima, il fratello Calogero, titolare di una rivendita di auto a Palma, ed altri due loro amici.

Ad accendere la violenta discussione, secondo una prima ricostruzione, sarebbe stato proprio Calogero Di Falco che ha rivendicato con forza il pagamento della vendita di un’autovettura pagata – è questa l’ipotesi – con assegni scoperti. Il battibecco tra i contendenti è sfociato immediatamente in rissa culminata con la morte di Roberto Di Falco, colpito all’addome da un proiettile. I tre accompagnatori della vittima ,nel corso degli interrogatori condotti in Questura dal procuratore capo Giovanni Di Leo, non hanno convinto gli inquirenti. Le indagini non sono concluse e vanno oltre.

Particolare attenzione degli investigatori viene rivolta agli ulteriori interrogatori, alla pistola usata che, al momento, sembra non trovarsi e alle immagini di videosorveglianza registrate da telecamere installate in zona. Nelle prossime ora verrà eseguita anche l’autopsia dal medico legale Alberto Alongi.

L’accusa

‘Omicidio mediante errore’. Questa la contestazione mossa alle tre persone destinatarie del provvedimento di fermo della Procura di Agrigento, disposto dal pm Gaspare Bentivegna.


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