Agrigento, video choc: inchiesta sul suicidio di una 17enne

La violenza, i video: inchiesta choc sul suicidio di una ragazza

Secondo la difesa, i rapporti sessuali sarebbero stati consenzienti

PALERMO – A distanza di sei anni dal suicidio emergerebbe la più terribile delle verità. Alice Schembri, che aveva 17 anni quando si tolse la vita ad Agrigento, due anni prima di sarebbe stata costretta ad avere rapporti sessuali con quattro ragazzi che frequentava abitualmente. Si conoscevano bene.

Le scene di sesso sono state riprese con un cellulare e i filmati fatti girare tra i giovani della comitiva. I video sono almeno quattro. I legali della difesa respingono le accuse: i rapporti sessuali sarebbero stati consenzienti e il rifiuto della ragazza riguardava solo il fatto di essere filmata.

Sotto inchiesta sono finite quattro persone. Due uomini di 27 anni e altri due all’epoca minorenni. Si tratta degli agrigentini Giorgio. L.M, Giovanni C. , Gabriele C. e Calogero M.

I primi hanno ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini firmato dai pubblici ministeri di Palermo Luisa Bettiol e Giulia Amodeo. La posizione degli altri due, che oggi hanno 22 anni, è ancora al vaglio della Procura per i minorenni.

Inizialmente era stata la Procura di Agrigento ad aprire un’inchiesta, poi archiviata, per istigazione al suicidio. Quando sono spuntati i video il fascicolo è passato alla Procura distrettuale palermitana, competente quando viene ipotizzato il reato di produzione di materiale pedopornografico.

Il suicidio annunciato sui social

Il 18 maggio del 2017, a due anni dalla violenza, la vittima si lanciò nel vuoto dalla Rupe Atenea di Agrigento, il punto più alto della vecchia città di Akragas. Un suicidio annunciato con un lungo e straziante post su Instragram: “…. nessuno di voi sa e saprà mai con cosa ho dovuto convivere da un periodo a questa parte .. Quello che mi è successo non poteva essere detto, io non potevo e questo segreto dentro di me mi sta divorando. Ho provato a conviverci e in alcuni momenti ci riuscivo così bene che me ne fregavo, ma dimenticarlo mai”. Uno struggente addio in cui la ragazza si chiedeva: “Perché devo sopportare tutti i momenti no? Che pur fregandomene, sono abbastanza stressanti, se anche quando tutto va bene e come dico io, il mio pensiero è sempre là? Non sono una persona che molla, una persona debole, io sono prepotente, voglio cadere sempre in piedi e voglio averla sempre vinta, ma questa volta non posso lottare perché non potrò averla vinta mai, come non posso continuare a vivere così, anzi a fingere così”.

La famiglia aveva presentato un primo esposto contro ignoti. Le indagini della squadra mobile di Agrigento non si sono fermate nonostante l’archiviazione. Ai quattro indagati si contesta di avere realizzato e prodotto materiale pedo-pornografico con una quindicenne costretta “con violenza e abuso” a subire i rapporti. Contestate anche le aggravanti di aver realizzato video con una minore di 16 anni e d’aver commesso “in più persone riunite”.

Secondo i pm della Procura di Palermo, i quattro agrigentini avrebbero abusato delle condizioni di inferiorità fisica e psichica della giovane che sarebbe stata sotto effetto dell’alcol. Avrebbero approfittato dell’allora quindicenne nonostante la giovane avesse pronunciato, e ripetuto, le frasi: “Non voglio”, “non posso”, “mi uccido”, “no ti prego .. mi sento male”.

La difesa

Ed invece non si sarebbero fermati: a turno l’avrebbero costretta a subire un rapporto sessuale riprendendo la scena. Con l’avviso di conclusione delle indagini, i legali dei due maggiorenni, gli avvocati Daniela Posante e Antonio Provenzani – avranno 20 giorni per prendere visione degli atti e produrre memorie, atti difensivi o chiedere ulteriori accertamenti. La linea di difesa è chiara: dai video emergerebbe il rifiuto a farsi filmare e non a compiere gli atti sessuali.


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