AGRIGENTO – Si chiude un anno dolce amaro per l’Akragas, la squadra che sempre nel 2016 ha ottenuto una salvezza insperata inizialmente, grazie ad un cambio di rotta e alla gestione di Pino Rigoli (oggi al Catania) che sostituì un ancora acerbo Nicola Legrottaglie. I problemi iniziarono però quando la salvezza fu raggiunta: il primo investitore biancazzurro, Marcello Giavarini, dopo un primo momento dettato dall’incertezza in cui molti giocatori cambiarono squadra, per paura di rimanere senza una casacca, annunciò che avrebbe continuato ad essere il patron dei biancazzurri, riducendo però il budget a causa del fatto che molti investitori di minoranza avevano abbandonato il progetto e a capo era rimasto solo lui e l’irriducibile Silvio Alessi.
Nell’estate dell’anno appena trascorso nasce quindi una squadra molto diversa rispetto alla scorsa stagione, della quale rimangono formalmente solo Marino e Salandria, una squadra fatta di giovane, una squadra che si attesterà come una delle più giovani, o forse la più giovane di tutti e tre i gironi di LegaPro, cosa che però comporta diverse defezioni in campo: la scarsa esperienza si vede infatti già nelle prime gare e più volte durante il campionato, quando i biancazzurri non riescono a mantenere il vantaggio, peccano di svarioni che costano tanto e nel complesso mancano di qualità, tutti problemi che costringono anche l’allenatore ex giocatore biancazzurro, Raffaele Di Napoli, a cambiare più volte quello che è il suo credo di gioco, ovvero un gioco offensivo, a trazione anteriore. In molte partite invece il tecnico cambia il modulo, puntando su difesa e ripartenze, delle ripartenze però che spesso non si concretizzano a causa di un attacco che stenta a segnare, tanto che il bomber dell’Akragas oggi è un esterno, ambito da diverse squadre, che risponde al nome Matteo Zanini.
Due gare dopo il giro di boa l’Akragas colleziona solo 4 vittorie, di cui una soltanto tra le mura amiche dell’Esseneto, stadio per la maggior parte delle gare semi deserto: manca qualità e si vede, sia a centrocampo dove non c’è nessuno che riesce ad impostare e si ricorre a lanci lunghi che hanno poche pretese e soprattutto in attacco dove Cocuzza rappresenta ancora un oggetto misterioso e gli altri pur essendo veloci e dinamici, non riescono a metterla dentro perché manca il terminale ultimo, che doveva essere la punta di peso capace di insaccare. Il campionato inizia male e continua peggio, eccetto qualche vittoria, come quella di Catania (Zanini-gol naturalmente) che rimarrà nella storia. Se per un periodo l’Esseneto era però terra dove si fermavano tutti, incappando in pareggi, 5 consecutivi anche con dirette avversarie alla salvezza, nell’ultimo periodo l’Akragas anche in casa non brilla e incappa in sconfitte, come quella contro il Cosenza, capace di vincere 1-3 allo stadio di Agrigento.
L’anno si conclude nel peggiore dei modi, con l’annuncio di Giavarini, presidente con il quale non è mai scattata la scintilla con i tifosi, che annuncia le sue dimissioni dopo diverse contestazioni dovuti a scarsi risultati. Il termine ultimo era quello del 31 dicembre: oggi si vocifera di una cordata romana pronta a rilevare il club, ma ancora non c’è nulla di concreto. Intanto l’Akragas si trova un punto sopra la zona play-out. Se il 2016 è stato poco chiaro per i tifosi agrigentini, il 2017 potrebbe trasformarsi in un incubo.