PALERMO – Commozione, sorrisi dolci, ricordi rimasti intatti in coloro che hanno vissuto in prima persona le stragi del ’92: sono gli sguardi di Maria Falcone e Lucia Borsellino a parlare tra gli arbusti del “Giardino della memoria” di via Ciaculli a Palermo nel corso della giornata commemorativa di tutte le vittime della mafia. Presenti all’evento, anche il sindaco del capoluogo, Leoluca Orlando e gli assessori comunali Agata Bazzi e Giuseppe Barbera. Assente, a causa di impegni istituzionali, il presidente della Regione, Rosario Crocetta.
Il Giardino è collocato in un vecchio terreno confiscato ad un boss appartenente alla famiglia di Ciaculli. In questo luogo, dal gennaio del 2005, cronisti e magistrati piantano alberi che vengono dedicati a tutte le vittime di Cosa nostra: sotto ogni albero è posta, infatti, una targhetta con il nome della vittima a cui l’arbusto è dedicato, a testimonianza della continuità della memoria collettiva e del ricordo delle vittime illustri. L’idea è del giornalista Leone Zingales, presidente siciliano dell’Unci Sicilia, che ha coinvolto nell’iniziativa la sezione distrettuale dell’associazione nazionale dei magistrati. “La presenza dell’assessore Borsellino e di Maria Falcone riempiono la comunità d’orgoglio, in quanto stretti parenti di coloro che negli anni ottanta hanno inferto duri colpi a Cosa nostra lasciando la propria vita per questa terra”, queste le parole di inaugurazione di Leone Zingales.
Nel corso della giornata, la sorella e la figlia dei due magistrati uccisi da Cosa nostra, hanno ricordato i cari e hanno invitato i cittadini a portare avanti la memoria e gli ideali di giudici come Falcone e Borsellino che hanno sacrificato la loro vita per i valori di giustizia e libertà. “Gli uomini passano, diceva Giovanni, ma le idee restano – con queste parole Maria Falcone ha dato sfogo ai ricordi e invitato i presenti a non dimenticare – Dovete pensare a loro non soltanto come i magistrati antimafia che sono morti proprio in questa battaglia ma ricordarli come gli uomini che per portare avanti questa lotta hanno sacrificato la loro vita credendo in quelli che loro giudicavano i capisaldi della società civile, soprattutto l’amore per la democrazia e la giustizia”.
Sopra il nome di Paolo Borsellino si erge un curato albero d’ulivo: quell’arbusto rigoglioso, i Borsellino, lo hanno visto piantare circa dieci anni fa. Quel giorno i familiari non proferirono parola, stretti nel loro dolore. Oggi, è proprio la figlia del magistrato a rinnovare ancora una volta il proprio dramma di fronte quella targa dorata, parlando del difficile periodo vissuto e della forza tirata fuori per superarlo: “Sono qui nel duplice ruolo di rappresentante del governo regionale e di orfana – ha esordito così Lucia Borsellino – l’emozione è più viva che mai soprattutto per il fatto di aver conosciuto in vita molte delle persone che, oggi, sono rappresentate in questo luogo. Proprio questo giardino rappresenta una parte della mia vita e della mia serenità che cerco ogni giorno di conquistare con fatica”. Anche la Borsellino, infine, ha parlato della necessità di non dimenticare le gesta dei concittadini caduti sotto i colpi della cosca mafiosa: “Una terra come questa, con una storia così amara e triste, non può non misurarsi con la propria storia e trovare la forza, ma soprattutto il coraggio, per riscattarsi dal passato”.
