Al Festival della Legalità si rinnova l’appuntamento con quel teatro e quel cinema che sanno leggere e interpretare la società. Con molte anticipazioni per offrire al pubblico siciliano il meglio della produzione contemporanea. Come nel caso di “Mio padre non ha mai avuto un cane”, di Davide Enia, che aprirà il Festival la sera del 3 ottobre. Enia, in anteprima, porta in scena uno dei racconti tratto dal suo ultimo libro “Mio padre non ha mai avuto un cane” che uscirà a novembre per le edizioni Fandango Libri. Un racconto che parla di cani, di ammazzatine di mafia e di Palermo. Accompagnato alla chitarra da Giulio Barocchieri, Enia farà emergere i personaggi, alcuni misteriosi, di una città che spesso è invisibile. Altra anteprima, lunedì 5 ottobre, quando sul palco salirà il giornalista-scrittore Roberto Alajmo per parlare de “L’antimafia spiegata a mio figlio che la spiega a me”. Un reading per analizzare le mille contraddizioni, amare e ironiche, della lotta ai boss. Con lui, per quest’altra anteprima, sul palco ci sarà il clarinettista Dario Compagna.
“Nomi, cognomi e infami”, è invece, il titolo dello spettacolo di Giulio Cavalli in scena martedì 6 ottobre, sempre alle 21.30. Cavalli, artista che vive sotto scorta dopo essere stato minacciato dalla mafia, darà vita ad uno dei suoi spettacoli di denuncia che tanto hanno infastidito boss e picciotti.
Mercoledì 7 ottobre sarà la volta di Vincenzo Pirrotta e della sua “Ballata delle Balate”. Uno spettacolo brutale, crudele e di rara intensità. Il racconto di un latitante mafioso che nel suo covo recita un rosario, trasfigura la religione alla maniera mafiosa in un delirio nel quale s’incontrano misticismo e violenza.
Infine, sabato sera, Salvo Piparo darà vita a “Piazza delle Vergogne”. Accompagnato sul palco dal soprano Roberta Scalavino, Piparo racconterà uno spaccato di Palermo in quattro storie: quella di un killer di mafia, quella di un commesso comunale, quella del cronista Mario Francese, ucciso da Cosa Nostra, e quella di Santino, l’uomo miracolato dalla strage di Capaci. Quattro figure di uomini del nostro tempo: il killer che rimane incastrato nell’assurdità di essere stato anch’esso vittima di un sistema immorale e illegale, il commesso che interpreta il clientelismo e sprofonda nell’inerzia di un sistema corrotto, Mario Francese che rimane fedele fino all’ultimo al patto etico cucito alla sua vita di uomo e di giornalista e Santino, salvato da un fulmine mentre muore Falcone.
Al Festival non mancherà anche il grande cinema con “Fortapasc”, il film di Marco Risi inserito nella cinquina dalla quale Anica ha scelto il film che rappresenterà l’Italia agli Oscar. Un film su Giancarlo Siani, il giornalista ucciso dalla camorra perché con le sue inchieste saveva scoperchiato l’intreccio tra affari, mafiosi e politici.
Tutti gli spettacoli sono ad ingresso libero.
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