Alfano: "Costa, figlio della città vera"| Micciché: "Di nuovo uniti alle Regionali" - Live Sicilia

Alfano: “Costa, figlio della città vera”| Micciché: “Di nuovo uniti alle Regionali”

I leader dei partiti che sostengono la condidatura di Massimo Costa alle prossime amministrative si sono ritrovati oggi al teatro Politeama, per una convention "infarcita" anche di musica e balletti. Ma non sono mancati gli spunti politici, a cominiciare dalla "differenza di vedute" tra Micciché e D'Alia. Mentre il primo, infatti, "sogna" la ricomposizione del vecchio centrodestra, il secondo frena: "Palermo non è laboratorio politico. Con gli altri partiti sottoscritto un patto civico"
PALERMO 2012. D'Alia: "No a vecchie alleanze"
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Tra la nostalgia di Gianfranco Micciché e la pragmatica cautela di Gianpiero D’Alia c’è tutta la coalizione a sostegno della candidatura a sindaco di Palermo di Massimo Costa. Una coalizione pronta, come ha precisato Angelino Alfano, a non interferire sulle scelte del giovane aspirante primo cittadino. “C’è una linea che non sorpasseremo. Se – ha detto il segretario del Pdl rivolgendosi a Costa – la tua idea non fosse in sintonia con quella del Pdl, devi far prevalere l’interesse di Palermo, la cui bandiera deve sventolare al di sopra di quelle degli altri partiti”.E di

E di bandiere ne sventolano, in un Politeama, affollatissimo, oggi tornato a essere davvero un teatro. Per alcuni minuti, soprattutto, quando un’impalcatura in fondo al palco è stata la scenografia per uno spettacolo di danza, i maxischermi sono stati lo specchio dal quale riflettere le richieste della gente che in questi giorni hanno incontrato Costa, in giro per la città. Ad accompagnare quelle parole, il”Ballo di San Vito” di Capossela. E sempre in musica s’è chiusa la convention. Ma tra la sigla iniziale e finale, il “film” del Politeama è stato molto interessante.

Innanzitutto perché ha svelato in maniera evidente, se mai ce ne fosse bisogno, le diverse anime di una coalizione, coagulatasi attorno al candidato in maniera tumultuosa, un po’ confusa. Così, se il leader di Grande Sud, oggi, tra una stoccata a Orlando e una a Ferrandelli, ha ricordato i “tempi in cui il centrodestra vinceva perché era unito”, accennando quasi a un mea culpa (“ci siamo rotti le corna a vicenda, solo per questioni di potere”), Gianpiero D’Alia ha scelto la formula del “Patto civico” per non caricare l’esperienza al fianco di Costa di troppe aspettative in vista delle prossime scadenze elettorali. E, magari, ridando fiato a chi, nei Palazzi, accenna a un rinato “flirt” tra l’Udc, il Pd e Lombardo.

In mezzo, tra i due, ecco Alfano e Costa. Il primo ha ripercorso le tappe che hanno portato alla scelta dell’ex presidente del Coni Sicilia, e non ha risparmiato attacchi a Lombardo e agli esponenti di Futuro e Libertà: “Costa era stato inizialmente scelto da altri che lo consideravano il più bello, il più bravo, il più intelligente. Anche a noi – racconta – è sembrata una scelta giusta per Palermo. Solo che, quando siamo arrivati, gli altri hanno deciso di andare via. E la motivazione è solo una: a loro non interessa nulla di Palermo. A loro interessa soltanto Catania, i vecchi rancori e gli equilibri nazionali”. E allora, avanti con Costa che “ha tutto l’interesse – spiega Alfano – a migliorare questa città, visto che quando finirà di fare il sindaco sarà ancora giovane, e qui vorrà vivere con sua moglie e con i suoi figli. Costa non è figlio della Palermo ricca, ma della Palermo vera. Ed è bellissimo sapere che i suoi genitori, un ferroviere e un’insegnante, hanno deciso di impegnare la loro buonuscita per sostenere il figlio. Qualcuno -aggiunge Alfano – pensa che la giovane età sia un handicap. Ma anche Tony Blair divenne premier giovanissimo. Costa il sindaco lo sa fare, non come altro che lo sbandierano senza motivo”. E il riferimento è ovviamente a Leoluca Orlando, “che ha governato per dieci anni – ha detto Alfano – ma vorrei anche ricordare che è stato bocciato già due volte dai palermitani, sia alle amministrative, sia alle Regionali. Io non credo – ha aggiunto il segretario del Pdl – che Palermo voglia vivere guardando foto ingiallite, o voglia camminare guardando lo specchietto retrovisore”.

Alfano è stato l’ultimo a parlare sul palco, chiamato direttamente da Gianfranco Micciché: “Sali, non te lo fare dire dalla voce fuori campo”, scherza il leader di Grande Sud. E anche nel discorso dell’ex sottosegretario, ecco nuovamente il riferimento a Orlando: “Lui sa fare il sindaco? Credetemi, non sa fare nulla”. E ce n’è anche per Fabrizio Ferrandelli: “Dice che se il bilancio in dissesto la colpa è di Cammarata. Poi, tra le liste che lo sostengono, si scopre esserci un certo Vizzini che era, guarda caso, assessore al bilancio di Cammarata”.  Poi, ecco un reiterato invito, rivolto a Massimo Costa, all’umiltà, ai toni bassi. E per farlo, Micciché usa ragionamenti molto diretti: “Tu – dice a Costa – devi ispirarti a Pinu u’ tasciu. Alessandro Magno? Lassalu futtiri…”. Già. Il timore di Micciché sembra quello di una scarsa capacità del candidato-Costa di far breccia nei quartieri popolari. “Non sei il sindaco della Palermo-centro, sei il sindaco di tutta Palermo”. Quindi, ecco il nodo politico: “Io sogno che questa coalizione alle amministrative – dice Micciché – possa essere l’inizio di una filiera. Il sindaco Costa avrà bisogno di un presidente della Regione amico, di un presidente del Consiglio amico. Le aree politiche – aggiunge Micciché – non si dissolvono. Quel centrodestra vinceva prima e avrebbe continuato a vincere se non ci fossimo rotti le corna a vicenda. E ricordati – ha detto a Costa – che Palermo non si sistema facilmente. Avrai bisogno dell’aiuto di tutti. Di tutti questi partiti che stanno sostenendo la tua candidatura”. Quei partiti che per Micciché dovrebbero lanciarsi, tutti insieme, verso le prossime regionali.

Non la pensa esattamente allo stesso modo Gianpiero D’Alia: “Abbiamo sottoscritto un patto civico con la candidatura di Costa. Ai palermitani non interessano i progetti di ricostituzione del centrosinistra o della rinascita del vecchio centrodestra”. Pacato nei toni, D’Alia non risparmia però frecciate avvelenate: “Se avessimo voluto lavorare a una foto sbiadita del vecchio centrodestra ci saremmo accontentato di una Caronia qualsiasi. E invece diciamo no a quella formula, così come diciamo no al lombardismo, che rappresenta un modo di fare politica ormai vecchio”. E a proposito del “lombardismo” ecco un attacco a uno degli assessori di Raffaele Lombardo, Gaetano Armao: “Ho letto che, secondo lui, la colpa del disastro della Finanziaria sarebbe dell’opposizione, che ha votato contro. Mi sembra un’evidente crisi d’identità. La verità è – ha aggiunto – che si è giocato sulla pelle dei cittadini, tagliando i servizi e non, invece, la spesa improduttiva”. Insomma, le sue fiches, D’Alia le piazza tutte su Massimo Costa, non certo sulla solidità di una coalizione, da mettere a punto, semmai con calma. E senza fretta.

E a Costa si rivolge direttamente anche Nello Musumeci de La destra, in un intervento appassionato che ha strappato molti applausi alla platea. E, forse, anche qualche momento di imbarazzo, dopo il precedente della prima conferenza stampa di Costa, quella dei “peccatori”, quando Musumeci dice: “Dobbiamo diventare noi gli apostoli del verbo, andando in giro tra la gente, per la città”. Poi, ecco un attacco “all’antimafia solo predicata”, un invito ai giovani “vittime incolpevoli di un periodo terribile”, a volare alto “ad accettare il rischio, a recuperare il senso del dovere, a uscire dal disfattismo e dalla rassegnazione”. E Costa, per Musumeci, rappresenta il simbolo di una rinascita possibile “ma solo se capirai che da solo non puoi farcela. La coalizione è al tuo fianco. Il centrodestra dovrebbe riscoprirsi unito”.

E Costa è salito sul palco in versione “ristretta”. Nessuna “predica” da 120 minuti. Nessun particolare “volo”, e si esclude un accenno a Platone e quello al vecchio nome di Palermo; “Zyz, cioè il fiore, del quale tutti ci prenderemo cura”.
In prima fila, tutti i leader dei partiti che lo sostengono. Oltre ad Alfano, Micciché e D’Alia, ecco Giuseppe Castiglione, Enrico La Loggia, Francesco Scoma, Salvatore Iacolino, Pippo Fallica, Giampiero Cannella, Dore Misuraca, Innocenzo Leontini. Mentre Francesco Cascio si siede “sportivamente” un po’ defilato sotto il palco, dopo un problema alla poltroncina di Alfano, al quale cede il posto.

Nel suo intervento, Costa ha passato in rassegna le idee lanciate nei giorni scorsi di campagna elettorale.
Ha confermato l’abbandono delle auto blu per la sua giunta, così come il tetto da duemila euro ai compensi di sindaco e assessori. “Qui in Sicilia molti pensano che non cambierà mai niente. A questa gente dico di non votarmi. Noi vogliamo cambiare Palermo, dobbiamo tornare a sognare, a desiderare”. Senza credere a chi, in passato, ha creato le premdesse della difficile situazione che oggi vive la città, o ha partecipato al disastro . “C’è chi, oggi, – ha detto Costa – crede di potersi presentare con soluzione salvifiche. Ma è la stessa persona che in passato, invece, di liberare i palermitani dalla schiavitù, dal bisogno, non ha fatto altro che alimentarlo. Invece di creare infrastrutture, strade, porti, invece di aiutare i privati a investire, a creare sviluppo, ha deciso di intervenire con aiuti ad personam, creando solo sacche di precariato”. Eccolo di nuovo, Leoluca Orlando. L’avversario attorno al quale, anche le anime diverse di un centrodestra teso tra la volontà del ricongiungimento e quella del “rompete le righe”, si riscopre coeso. Basterà?

LA REPLICA DELLA CARONIA
“Evidentemente il ‘signor’ D’Alia soffre della sindrome esopiana della volpe e dell’uva, dal momento che, dopo avermi a lungo e ripetutamente chiesto di entrare nel suo partito, ricevendo dinieghi sistematici, adesso mi rivolge un attacco gratuito e scomposto.- commenta il candidato sindaco Marianna Caronia- Un politico ‘qualunque’ è chi si vende ad un Presidente della Regione ribaltonista per un misero assessorato e, appena annusa nell’aria l’inizio della parabola discendente, si smarca e lo attacca. Un politico ‘qualunque’ è chi, oltre a tutto questo, si riallinea al Presidente appena mollato nel sostegno ad un candidato sindaco qualunque, che immancabilmente segue nel suo peregrinare tra uno schieramento e l’altro: tutto, pur di cercare di rimanere a galla”.

“E’ evidente – conclude Caronia – che la consapevolezza del risultato per lui disastroso delle elezioni a Palermo, che mi vedranno sindaco, spinge il ‘signor’ D’Alia ad alzare inutilmente i toni. Tipico di chi si vede all’angolo”.


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