CATANIA – I tentacoli della mafia sulla rete dei supermercati e della grossa distribuzione in Sicilia: ecco ancora una volta, uno dei canali privilegiati su cui boss e colletti bianchi collusi decido di investire e riciclare denaro. Una sorta di parallelismo che attraverso le risultanze giudiziarie unisce l’isola dalle pendici dell’Etna, regno della famiglia mafiosa dei Santapaola e dei Laudani, fino all’estremo occidente, feudo di Matteo Messina Denaro e del suo prestanome Giuseppe Grigoli. Un connubio economico e strategico, che è emerso nuovamente nell’processo d’appello “Iblis”, sui rapporti tra mafia, politica e imprenditoria. Il Procuratore Generale Gaetano Siscaro, rappresentante dell’accusa anche nel processo a carico del “re dei supermercati” Sebastiano Scuto, condannato in appello a 12 anni per mafia, si è soffermato sulla posizione di uno degli imputati eccellenti del processo, Alfio Aiello, fratello del rappresentante provinciale della famiglia Santapaola, Enzo. Per Aiello, condannato in primo grado a 12 anni e 4 mesi, l’accusa ha chiesto la conferma della sentenza di primo grado per associazione mafiosa. L’uomo, era stato in passato già condannato in via definitiva a 1 anno e 10 mesi nel 2001, sarebbe stato secondo il Pg Siscaro, il “gestore di fatto delle attività del fratello e di altri appartenenti al clan, come ha testimoniato anche il collaboratore di giustizia Santo La Causa”.
La vicenda Eurospin. A parlare di Alfio Aiello è stato il collaboratore di giustizia agrigentino Giuseppe Sardino “Pe quanto riguarda Eurospin – ha spiegato il collaboratore ai magistrati – mi risulta che Alfio Aiello abbia portato dei catanesi. Uno di loro si chiama Bonanno. Loro dovevano aprire alcuni punti, altri li avevano già aperti e dovevano passare sotto di noi”. Una sorta di piramide imprenditoriale con la supervisione della mafia, che da un lato avrebbe coinvolto Ferdinando Bonanno, imprenditore originario di Ragalna (CT) e responsabile di Eurospin Sicilia e dall’altro l’ex reggente della famiglia di Agrigento Giuseppe Falsone con l’allora latitante Bernardo Provenzano. Bonanno nella vicenda Eurospin, denominata inchiesta “Apocalisse”, è stato condannato in appello a 4 anni e 8 mesi.
Il terreno per il carcere acquistato dalla “Tecnis s.p.a”. Tra le accuse che pendono su Aiello c’è anche una doppia intestazione fittizia. Nella rete di società finite nel mirino degli investigatori nell’inchiesta “Iblis” c’è la AGRO.SI, i cui titolari sarebbero due “teste di legno” individuate in Pietro Guglielmino e Alessandro Roccella. L’utilizzo di prestanome emergerebbe anche in relazione alla titolarità di un terreno di 25 ettari nell’area limitrofa al penitenziario catanese di “Bicocca”. L’appezzamento venne comperato nel 2006 per 360 mila euro e rivenduto in poco tempo a 3 milioni e 846 mila euro. Una plus-valenza enorme pagata dalla Tecnis s.p.a, società dell’imprenditore Mimmo Costanzo e Concetto Bosco che opera su scala nazionale e internazionale nel settore delle grandi infrastrutture. Proprio nel giugno 2006 la società presentò al DAP (Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria), un mega progetto in project financing per l’ampliamento del carcere. 40 ettari in totale di cui 25 nel terreno poi riconducibile ad Aiello ma formalmente intestato a Guglielmino. “Il preliminare per la cessione- ha affermato il Pg Siscaro – venne stipulato nell’ottobre 2006 tra la Tecnis e Aiello”. A spiegare ai magistrati i dettagli dell’operazione è stato in sede d’interrogatorio l’imprenditore acese Orazio Bosco Lo Giudice, fratello di Concetto. “Non so dire per quale motivo – ha spiegato – l’operazione è stata conclusa con Aiello che non era il proprietario del terreno […] Ci siamo fidati del mediatore e dell’avvocato, visto che conoscevamo entrambi. Né prima né dopo ci siamo informati su chi fosse Alfio Aiello, non essendo certo che lo stesso avesse avuto problemi con la giustizia né tantomeno il fratello”. L’operazione, dopo la formale presentazione all’imprenditore della presunta “testa di legno” all’interno della sede di una società di Aiello, venne conclusa, nonostante che quattro giorni dopo la stipula dell’opzione, il direttore generale del DAP poneva uno stop all’opera di ampliamento del carcere. A fugare i possibili dubbi sulla posizione di Bosco, c’è un intercettazione nell’inchiesta “Iblis” in cui Vincenzo Aiello, fratello di Alfio, lo definisce non avvicinabile, braccio destro dell’imprenditore Andrea Vecchio: “E’ un carabiniere [..] e una casemma di Carabbineri”.
Pioggia di condanne. Per la contestazione del reato associativo, il Pg ha chiesto una pioggia di condanne. Nel lungo elenco sono finiti Francesco Arcidiacono “u salaru”, il geologo Giovanni Barbagallo, definito nella sentenza di primo grado “l’emblema del mafioso modello, massone e affiliato riservato”. Sentenza da confermare, secondo l’accusa, anche per Antonino Bergamo il cui ruolo sarebbe quello di “collegamento tra la famiglia Santapaola, gli imprenditori collusi o avvicinati e gli esponenti mafiosi della Sicilia occidentale”. Richiesta di condanna anche per Bernardo Cammarata, Rocca Caniglia, Franco Costanzo, ritenuto il capomafia di Palagonia, Alfonso Fiammetta il cui ruolo è stato definito “decisivo e organico” e Francesco Ilardi “chiaveddu”, ex consigliere Mpa di Ramacca condannato in primo grado per associazione mafiosa a 8 anni.