Agosta rivive con un’associazione: |“No all’antimafia di facciata” - Live Sicilia

Agosta rivive con un’associazione: |“No all’antimafia di facciata”

Il suo nome è inserito nella lunga lista delle vittime di mafia. Era un carabiniere ed è stato ucciso a Catania nel 1982 in piena guerra tra clan. A febbraio è nata un'associazione nazionale dedicata alla sua memoria.

CATANIA – Sulla sua scrivania ci sono le foto di due colonnelli dei Carabinieri. La sua seconda famiglia da quando aveva sette anni. Dal giorno in cui suo padre è stato ucciso. Era l’epoca dei cento morti ammazzati all’anno a Catania. Erano gli anni in cui, nonostante il sangue e gli spari, i prefetti dicevano che “la mafia non esisteva”. Oggi Giuseppe Agosta ha 39 anni.

Il maresciallo Agosta

Era il 1982 quando la mafia gli ha strappato un genitore. Il maresciallo Alfredo Agosta stava prendendo un caffè con uno dei suoi confidenti. I Pillera Cappello volevano “chiudere la bocca” a Franco Romeo, braccio destro di Santapaola, che aveva deciso di passare “informazioni” sul clan rivale all’investigatore. In quell’agguato la pioggia di pallottole colpì anche il carabiniere. “Il pentito Lo Puzzo – racconta Giuseppe – ha detto che il maresciallo Agosta era un eroe, perché quando hanno sparato al Romeo lui, nonostante non fosse armato, si è scagliato contro i killer”.

Un eroe. E affinché questo sacrificio non resti vano, lo scorso 3 febbraio è nata un’associazione nazionale antimafia che porta il suo nome. Ce ne sono altre dedicate al carabiniere pozzallese, antiracket, legate ad organizzazioni di categoria, un’altra proprio fondata dall’arma, questa, però, è stata fondata per volere della famiglia. Ma, ancora più importante è “l’unica associazione antimafia – spiega Giuseppe – nata a Catania.Tutte le altre, o almeno il 90%, sono nate a Palermo”.

Giuseppe Agosta durante l'intervista

Giuseppe Agosta, che non ha alcuna carica all’interno dell’associazione se non quello di membro del consiglio direttivo, aggiunge: “La trasparenza è il primo obiettivo dell’ente. Abbiamo solamente un conto corrente affinchè ogni movimento di denaro deve essere tracciato. Qualsiasi tipo di progetto o attività vogliamo realizzare, e qualsiasi aiuto economico o finanziamento entra in quest’associazione, deve essere facilmente tracciabile”.

“Quest’associazione antimafia è particolare – incalza Agosta – anzi io la definirei anomala, perché oltre ad avere gli osservatori sulla criminalità organizzata e sui reati ambientali, ci sono anche quello sulla trasparenza e correttezza nella pubblica amministrazione e sulla violenza alle donne e lo stalking”. Per Giuseppe Agosta la vera piovra di oggi è la corruzione: “Qualsiasi cittadino in maniera semplice può inviarci delle segnalazioni, noi tramite la nostra pec le giriamo agli uffici competenti: o come segnalazione, o proprio sotto forma di denuncia se ci sono i presupposti”. E già, su imput dell’associazione sono state aperte dalla Procura due inchieste.

Ma il cuore pulsante di questo progetto è quello del recupero sociale dei giovani. “Sul tema del lavoro e soprattutto dell’orientamento occupazionale le istituzioni sono del tutto assenti – denuncia Agosta – noi nel sito dell’associazione abbiamo inserito un’area giovani, con le sottocategorie sport e lavoro”. In un unico portale le imprese ricevono informazioni relative ad esempio alle agevolazioni fiscali sulle assunzioni, mentre chi è in cerca di lavoro con un solo click si troverà davanti tutte le agenzie interinali.

Il sogno è quello di poter fare formazione. “Noi – dice Agosta senza indugio – non vogliamo fare antimafia di facciata. Quello che ci interessa è il recupero di quelle persone che oggi vengono sfruttate dalla criminalità organizzata per fare il pusher o per fare la sentinella. Visto che i costi anche la mafia li ha abbassati, perché oggi si parla di 50 – 70 euro al giorno, perché non approfittarne e attivare dei corsi che diano un primo inserimento nel mercato del lavoro”. E non si parla della patente europea per l’informatica, ma di corsi per un mestiere. “Che sia un corso per ebanista, falegmane, potatore, vivaista, o parrucchiere ed estetista, a noi interessa ben poco. L’importante è – spiega Agosta — che le persone a fine di questa formazione non si perdano, ma rimangono ancorati a questo sistema. Dopo l’attestato non gli daremo due pedate nel sedere, arrivederci e grazie, per averci fatto incamerare questi soldi. E lì che deve partire – aggiunge – il nostro intervento”.

E già il lavoro propedeutico è pronto. “Abbiamo già stretto due collaborazioni – afferma – uno con lo studio Barbagallo e uno con lo studio La Rosa, con il secondo dobbiamo ancora formalizzare, ma lo faremo a settembre. I consulenti seguiranno questi ragazzi nel loro primo anno di attività. Si parla di creazione d’impresa. Che sia una ditta individuale, una snc, una srl, una cooperativa o quello che vogliono fare i ragazzi, lo studio fornirà supporto contabile e fiscale, consulenza del lavoro a titolo gratuito per dodici mesi”.

Un tipo di battaglia di legalità forte, che potrebbe portare a scontrarsi con un sistema catanese ricco di zone d’ombra. “Si, siamo consapevoli – ammette- che rischiamo di essere lasciati soli, sappiamo che molti ci faranno la guerra. Però qualcuno si deve pur muovere, perché se è vero che mio padre ha perso la vita per uno Stato, per un’Arma dei Carabinieri a cui io veramente credo, per una società più pulita, allora qualcuno – conclude – deve pur provare a far cambiare le cose”.

(foto tratte dal sito www.associazionealfredoagosta.it)


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