All'Ars in scena la bagarre | Il centrodestra lascia l'aula - Live Sicilia

All’Ars in scena la bagarre | Il centrodestra lascia l’aula

Seduta infuocata oggi a Sala d'Ercole. Il centrodestra ha deciso di abbandonare l’aula prima del voto, in segno di polemica.

La protesta
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PALERMO– È bagarre all’Ars su Liberi consorzi e Città metropolitane. Sala d’Ercole ha approvato oggi i primi tre articoli della riforma al termine di una seduta infuocata. Il centrodestra ha deciso di abbandonare l’aula prima del voto, in forte polemica con il presidente di Sala d’Ercole. Ardizzone ha dichiarato inammissibili tutti gli emendamenti per l’introduzione dell’elezione diretta dei presidenti delle ex Province. “Si tratta di una previsione incompatibile con i principi generali dettati dalla legge Delrio – ha spiegato Ardizzone – che valgono anche per la Sicilia. In ogni caso, già in commissione questi emendamenti non erano stati ammessi, quindi l’aula non può riceverli”.

Una decisione che ha fatto andare su tutte le furie il centrodestra. “La legge Delrio si limita ad indicare le elezioni di secondo livello, non esclude elezione diretta – ha affermato Bernadette Grasso intervenendo in aula -. Anzi, prevede la possibilità che sia introdotta da ciascuno statuto. E per di più, se la Sicilia la possibilità di rideterminare il proprio assetto territoriale – ha aggiunto – allora ha anche il diritto di stabilirne le forme. Non è un capriccio del centrodestra, è principio di democrazia”. Antonello Cracolici, presidente della prima commissione, ha provato a stemperare gli animi. “Il sistema di elezione di secondo livello andrebbe solo in prima applicazione. Poi ci penseranno i singoli statuti a regolare la materia, e potranno prevedere anche elezione diretta. Non credo che questo tema possa costituire la ‘linea del Piave’ di questa legge”.

Appello caduto nel vuoto. Il centrodestra, compatto, ha abbandonato l’aula prima che Sala d’Ercole passasse al voto. “Oggi abbiamo assistito al ritorno del ‘modello Sicilia’ – ha affermato Nello Musumeci uscendo dall’aula -, visto che il M5s è ha scelto di restare a votare il ddl. Noi avremmo voluto che questa riforma passasse con voto unanime, ma ci siamo scontrati con una maggioranza di cartapesta”. Sulla stessa linea il pensiero di Toto Cordaro. “Il dato che emerge è che la maggioranza non esiste e si è arroccata dietro l’inammissibilità degli emendamenti sulla elezione diretta. E Ardizzone è complice di questa scelta. Da oggi il presidente dell’Ars non è più arbitro, ma è un componente della maggioranza Crocetta-Pd”.

Tre, dunque, gli articoli approvati oggi. Tra questi soprattutto l’articolo 1, lo stesso che ad aprile era stato bocciato dall’aula determinando l’affossamento della legge e l’ulteriore proroga dei commissari. Prevede l’istituzione dei Liberi Consorzi di Agrigento, Caltanissetta, Enna, Ragusa, Siracusa e Trapani e le Città Metropolitane di Palermo Catania e Messina. L’articolo specifica inoltre che gli organi di governo sono scelti con “sistema indiretto di secondo grado”. I territori di Liberi Consorzi e Città Metropolitane coincidono con le attuali Province regionali. Approvati anche gli articoli 2 (Potestà statutaria e regolamento del Libero Consorzio comunale) e l’articolo 3 (Potestà statutaria e regolamentare della Città Metropolitana).

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